Neuroplasticità: La Chiave per il Cambiamento nelle Organizzazioni

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5 Febbraio 2025

Neuroplasticità: La Chiave per il Cambiamento nelle Organizzazioni

Nel secondo appuntamento de “Il Caffè con la Tigre”, organizzato da Lam Consulting, si è discusso di un tema tanto affascinante quanto cruciale per la crescita delle persone nelle aziende: la neuroplasticità. Spesso il cambiamento organizzativo viene affrontato come un insieme di azioni da implementare, senza tenere conto della base scientifica che lo rende possibile: la capacità del nostro cervello di adattarsi e apprendere. Ma come possiamo attivare efficacemente questo processo nelle organizzazioni?

Cos’è la Neuroplasticità?

La neuroplasticità è la capacità del sistema nervoso di modificarsi e adattarsi in risposta a nuove esperienze, apprendimenti e cambiamenti ambientali. Per lungo tempo si è pensato che il cervello fosse plastico solo nei primi anni di vita e che con l’età adulta perdesse questa capacità. Oggi sappiamo che non è così: il nostro cervello può cambiare per tutta la vita, a condizione che vengano create le giuste condizioni.

Tuttavia, c’è una differenza tra il modo in cui i giovani e gli adulti apprendono. Nei giovani il cambiamento avviene in modo più spontaneo e naturale, mentre negli adulti è necessario adottare strategie mirate per facilitare l’apprendimento e la modifica di schemi consolidati.

Attivare la Neuroplasticità negli Adulti

Per promuovere la neuroplasticità negli ambienti aziendali e nelle organizzazioni, bisogna creare un ambiente che favorisca l’apprendimento e l’adattamento. Ecco alcuni elementi chiave per stimolare questo processo:

  1. Rilevanza del Cambiamento

Uno dei principali motivi per cui le persone resistono al cambiamento è la mancanza di rilevanza percepita. Se una persona non riconosce l’importanza di una modifica, difficilmente si impegnerà per assimilarla.

Ad esempio, se un’azienda decide di implementare un nuovo sistema gestionale senza spiegare chiaramente il valore aggiunto per il dipendente, ci sarà una naturale resistenza. Invece, coinvolgere attivamente le persone, mostrando i benefici concreti che ne trarranno, aumenta la predisposizione al cambiamento.

  1. Esperienza dell’Errore

L’errore è uno strumento fondamentale per l’apprendimento.

Spesso, nei contesti aziendali, si tende a penalizzare l’errore, creando un ambiente che scoraggia la sperimentazione. Tuttavia, il cervello apprende meglio quando si trova di fronte a un fallimento controllato: quando si verifica un errore, si attiva un aumento di epinefrina (adrenalina) nel sistema nervoso, segnalando al cervello che qualcosa non sta funzionando e che è necessario un adattamento.

In pratica, le aziende dovrebbero creare un ambiente sicuro in cui gli errori siano considerati parte del processo di apprendimento, anziché un motivo di punizione.

  1. Incrementi Graduali

Un altro principio fondamentale è che il cambiamento deve avvenire per piccoli passi.

Esperimenti di neuroscienze hanno dimostrato che gli adulti apprendono più facilmente quando i cambiamenti vengono introdotti in modo graduale. Ad esempio, se si vuole migliorare la comunicazione interna in un’azienda, non è efficace imporre dall’oggi al domani un nuovo metodo operativo. Più utile sarebbe introdurre piccole modifiche progressive, dando il tempo al cervello di adattarsi e creare nuove connessioni.

  1. Ripetizione Mirata

L’apprendimento efficace non avviene con un’unica esposizione a un’informazione, ma attraverso la ripetizione distribuita nel tempo.

Pensiamo all’apprendimento di una nuova lingua o alla pratica di uno sport: la ripetizione è essenziale per consolidare le nuove conoscenze e trasformarle in schemi automatici. Questo concetto si applica anche in azienda: invece di formare i dipendenti con corsi intensivi di un solo giorno, è molto più efficace prevedere sessioni più brevi e distribuite nel tempo, con attività pratiche che permettano di applicare immediatamente le nuove competenze.

  1. Riposo e Consolidamento

Un aspetto spesso trascurato nel mondo del lavoro è l’importanza del riposo nel processo di apprendimento.

Le neuroscienze hanno dimostrato che il consolidamento delle nuove connessioni neurali avviene durante il sonno o in momenti di riposo profondo, come lo stato di Non-Sleep Deep Rest (NSDR). Dopo un’intensa sessione di apprendimento, concedere 15-20 minuti di pausa senza stimoli (ad esempio, senza guardare il telefono o il computer) aiuta il cervello a consolidare le nuove informazioni.

Applicazioni Pratiche nelle Organizzazioni

Ora che abbiamo visto i principi della neuroplasticità, come possiamo applicarli concretamente nelle aziende?

  • Coinvolgere le persone: Non imporre il cambiamento dall’alto, ma creare un percorso condiviso in cui ogni individuo comprenda l’importanza del nuovo approccio.
  • Creare un ambiente sicuro per l’errore: Evitare punizioni per gli sbagli e invece utilizzarli come strumenti di apprendimento.
  • Strutturare il cambiamento in fasi graduali: Introdurre modifiche incrementali piuttosto che trasformazioni radicali.
  • Prevedere momenti di ripetizione: Assicurarsi che le nuove competenze siano esercitate nel tempo per consolidarle.
  • Dare spazio al riposo e al recupero: Integrare pause strategiche per massimizzare l’apprendimento.

Comprendere e applicare i principi della neuroplasticità può trasformare il modo in cui le aziende gestiscono il cambiamento. Non si tratta solo di implementare nuove strategie, ma di creare un ambiente in cui il cervello delle persone possa apprendere, adattarsi e migliorare continuamente.

Le neuroscienze ci offrono una guida chiara: per ottenere risultati concreti, dobbiamo smettere di vedere il cambiamento come un processo imposto e iniziare a costruirlo sulle basi della nostra naturale capacità di apprendere. Solo così le organizzazioni potranno evolversi in modo efficace e sostenibile nel tempo.