In un recente articolo ho parlato del fenomeno del Burnout (puoi trovarlo qui: Burnout e Inner Game: quali cause influenzano la leadership (lamconsulting.it)) ma non tutto lo stress è dannoso. E’ ben conosciuto in biologia il fatto che esperienze localizzate di stress tendono a rafforzare l’individuo; esperimenti relativamente recenti hanno dimostrato, ad esempio, che l’esposizione al freddo e tende ad aumentare la reattività del nostro sistema immunitario; la stessa cosa sembra essere provocata dall’impropriamente definito ‘digiuno intermittente’ che sostanzialmente consiste nel non rispondere allo stimolo della fame per un certo tempo, ad esempio 12 ore.
Come sottolinea N. Taleb, non si tratta di un adattamento che tende solo ad irrobustire il sistema. Non è solo che ci si adatta al freddo per cui sopportiamo meglio temperature più basse. Si tratta di un fenomeno che crea antifragilità, ossia che moltiplica le nostre risposte all’ambiente. Possiamo capire la differenza tra robustezza e antifragilità con un esempio sportivo. Un atleta può sviluppare ‘robustezza’ verso il tifo contrario del pubblico, riuscendo a giocare bene come quando si allena e non c’è nessuno che tifa. Un atleta diventa antifragile quando quel tifo contrario lo spinge a performare meglio di quando non è sotto stress.
Per spiegare come lo stress può essere nostro alleato ho citato due esperienze fisiche e il loro impatto sulla nostra longevità. E’ altrettanto interessante considerare l’effetto sulla mente: come spiegato abilmente dal neuroscienziato e divulgatore Andrew Huberman, il sottoporsi a delle docce gelate alla mattina e resistere all’impulso di fuggire via appena il fastidio diventa insopportabile, crea dei nuovi percorsi nei nostri circuiti neurali che sostanzialmente informano il nostro cervello che all’aumentare dell’adrenalina, ormone che viene attivato dall’acqua gelata e più in generale da situazioni stressanti, possiamo mantenere uno stato di calma e presenza. Più tardi, nel corso di quella giornata, incontreremo situazioni stressanti di altro tipo che non cercheremo volontariamente ma che produrranno comunque adrenalina; e il nostro cervello saprà meglio contenere quello stress proprio perché ne ha appena avuto un esempio: non esploderemo in risposte impulsive, rimarremo più lucidi e presenti.
Del resto l’epinefrina, identica molecolarmente all’adrenalina e presente nel nostro cervello, è il neuromodulatore che ci predispone al cambiamento, alla neuroplasticità. Il cervello anche di noi adulti è disponibile al cambiamento ma questo avviene se ci sono dei validi motivi: quando ci troviamo sotto stress, il cervello capisce che le nostre vecchie risposte automatiche non sono più così efficace per cui si predispone a cambiare. Quando siamo all’estero tendiamo a imparare una lingua straniera più facilmente esattamente per questo motivo: quotidianamente viviamo lo stress di non riuscire a comunicare esattamente per come vorremmo e questo ci rende più aperti all’apprendimento. Da questo punto di vista l’esperienza dell’errore dovrebbe essere una parte integrante, come innesco, di ogni programma di apprendimento.
Nel programma The Inner Game of Leadership dedicato ai top manager e ai loro team, vi è una parte in cui propongo loro di sperimentare su di sé questa strategia dello stress autoprovocato in modo controllato che ha proprio la funzione di rafforzarci, specialmente sui punti delicati del nostro Gioco Interiore.
Ogni giorno cerco di crearmi delle scomodità, di mettermi in condizioni di privazione, perché so che non ne vengo fuori solo più forte ma che mi vengono più idee e la mia creatività viene stimolata enormemente. Oltre a questo, bisogna dirlo, il godimento delle comodità assume una intensità molto maggiore. Ognuno di noi può sperimentare facilmente quanto sia più rigenerante una sauna dopo uno sforzo fisico impegnativo piuttosto che una sauna fatta in un giorno di completo ozio. Lo stesso vale per un sonno che sarà molto più ristoratore dopo una giornata faticosa che dopo un giorno in cui siamo stati stesi sul divano.
Oggi, dopo 5 giorni di navigazione in cui tutti i viveri freschi sono stati consumati, ho ormeggiato in una baia e sono sceso a piedi. Ho trovato una pianta di rosmarino e ne ho presi due ciuffi. Quell’odore era così speciale. Tornato in barca ho preparato una pasta condita solo con l’ultimo pomodoro rimasto saltato nell’aglio; ho aggiunto il rosmarino e mi è sembrato il pasto più buono del mondo.
Metterci in situazioni che sono al di fuori del nostro controllo ci permette di sviluppare una maggiore capacità di problem solving; metterci in situazioni scomode, fare un esercizio fisico pesante che ci mette alla prova, provare a dormire su una panca di legno per un’ora, provare a fare la verticale, fare un viaggio con una quantità di soldi molto limitata, affrontare una persona o una situazione che solitamente evitiamo, parlare in pubblico se non siamo abituati, uscire di casa la mattina senza telefono, e mille altre cose che possiamo fare diversamente dal solito, sono tutti modi per stimolare la nostra capacità di trovare soluzioni alternative, di vedere il mondo da altre prospettive, potenziare la nostra resistenza allo stress, imparare cose nuove, migliorarci.
Porto un ultimo esempio tratto dalla mia esperienza in barca. Il gas non appare illimitato come a casa perché è contenuto in una bombola blu. Così impari presto a far bollire l’acqua, buttare la pasta, aspettare 7 minuti, mettere il coperchio e spegnere il fuoco. Perché l’acqua rimane bollente per un po’ e finisce di cuocere la pasta. Lo stesso avviene nel forno a gas. Da questa limitazione l’intuizione: perché non facciamo lo stesso a casa? Non cambia nulla nella qualità del cibo, basta trovare i giusti tempi. Non si tratta di un risparmio economico significativo, non è per quello. E’ proprio l’approccio mentale a cambiare: se possiamo fare con meno, perché sprecare?
Sono talmente tanti i vantaggi che personalmente cerco di inserire qualcosa di scomodo ogni giorno.