Il coaching, definito come “processo attraverso il quale si aiutano individui e gruppi di persone a raggiungere il massimo livello delle proprie capacità di performance” (R. Dilts, Il manuale del coach, Alessio Roberti Editore, 2004, p.21), è una metodologia d’intervento ormai molto diffusa nei contesti organizzativi ed è tipicamente utilizzata in sessioni one to one o di piccolo gruppo.
Il tema che intendiamo problematizzare, in questo articolo, riguarda l’importanza di adottare una visione sistemica anche nel momento in cui si lavora con il singolo individuo. In altre parole, ci chiediamo se il coach possieda rappresentazioni e strumenti di natura sistemica che gli permettano di considerare la rete strutturale e dinamica di relazioni in cui il coachee è inserito. Dove per rete strutturale intendiamo le interfacce determinate da ruoli e funzioni; mentre con rete dinamica ci riferiamo ai flussi e processi comunicativi.
Ora, che cosa succede se, ad esempio grazie al percorso di coaching, il nostro coachee sviluppa una maggiore consapevolezza dei propri bisogni e impara ad esprimerli con assertività?
Siamo sicuri che i colleghi siano in grado di accogliere quella nuova attitudine e quella diversa capacità comunicativa? O invece, sentendosi in qualche modo minacciato, potremmo immaginare il suo diretto superiore ricorrere a comportamenti che schiacciano il collaboratore che “sta alzando la cresta”?
Prendendo a riferimento la teoria dei sistemi, in base alla quale tra gli elementi che lo compongono esiste un rapporto di influenza reciproca, per cui il cambiamento di una parte determina un cambiamento dell’intero sistema, dobbiamo necessariamente prevedere che il coaching individuale generi degli effetti sul contesto e che essi possano non essere positivi. A meno che, in fase di progettazione, non si tengano in considerazione i diversi livelli (individuale, manageriale e sistemico) come descritto nel nostro modello LAM.
Ogni cambiamento a livello individuale dev’essere congruente con il complesso sistema valoriale e culturale dell’organizzazione di appartenenza e ha bisogno di un contesto in grado di supportarlo, in cui anche gli altri elementi siano favorevolmente predisposti. La partita si vince fuori dal campo di gioco.
Per questa ragione, un intervento di coaching individuale non può non prevedere analisi e allineamento preliminare di tipo sistemico.