Liberarsi dagli stereotipi di genere: una sfida per il Change Management

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Liberarsi dagli stereotipi di genere: una sfida per il Change Management

Come gli uomini possono riconoscere e superare i condizionamenti culturali nelle organizzazioni

Viviamo in un mondo in cui gli stereotipi di genere continuano a influenzare il modo in cui lavoriamo, ci relazioniamo e prendiamo decisioni. Nelle aziende, in particolare, questi schemi predefiniti impattano la leadership, la gestione del personale e la cultura organizzativa. Ma gli uomini possono liberarsi dagli stereotipi di genere? E se sì, come possono farlo?

Nel recente webinar “Caffè con la Tigre”, Paolo Lanciani, psicologo del lavoro ed executive coach, ha affrontato questo tema cruciale, condividendo esperienze e riflessioni su come il patriarcato e i modelli culturali tradizionali possano essere limitanti non solo per le donne, ma anche per gli uomini stessi.


La consapevolezza del privilegio maschile e il ruolo del Change Management

Uno dei primi ostacoli da superare è la difficoltà di riconoscere il privilegio maschile. Molti uomini non percepiscono di avere un vantaggio strutturale nella società e nelle organizzazioni. Lanciani ha raccontato come la sua stessa consapevolezza sia maturata nel tempo, grazie a esperienze personali e professionali:

  • L’educazione ricevuta dalla madre, che lo ha reso “consapevole” di saper svolgere attività considerate tradizionalmente femminili (stirare, cucinare, pulire).
  • La formazione come psicoterapeuta di gruppo, durante la quale ha vissuto in prima persona il ruolo di figure maschili negative all’interno di simulazioni di vissuti traumatici delle sue colleghe.
  • L’incontro con Michael Kaufman, fondatore della White Ribbon Campaign, che ha ampliato la sua visione sui privilegi di genere e sulla necessità di un impegno attivo degli uomini per il cambiamento.

Questi passaggi lo hanno portato a sviluppare Billy Elliot, un progetto dedicato ai board aziendali e agli executive team per lavorare sulle dinamiche di genere in azienda. Il suo obiettivo? Aiutare gli uomini a mettere in discussione il proprio punto di vista e ad adottare comportamenti più inclusivi e consapevoli.


Perché il patriarcato limita anche gli uomini?

Molti uomini percepiscono il patriarcato come una questione che riguarda solo le donne. In realtà, come ha spiegato Lanciani, esso impone rigidi modelli di comportamento anche agli uomini, limitandone le scelte e l’espressione personale.

Ecco alcune delle restrizioni più diffuse:

  • Aspetto e abbigliamento: La cultura aziendale spesso impone un codice estetico implicito per gli uomini, limitando la loro libertà espressiva.
  • Emozioni e vulnerabilità: Gli uomini sono spesso educati a non mostrare fragilità, a essere sempre sicuri di sé e a non esprimere emozioni in contesti lavorativi.
  • Paternità e vita privata: Gli uomini che decidono di prendersi cura dei figli o di dedicare più tempo alla famiglia sono spesso giudicati negativamente, come se la loro carriera fosse meno importante.

Questi elementi generano pressioni costanti, che possono portare a stress, ansia e insoddisfazione professionale. Liberarsi da questi condizionamenti significa non solo migliorare il proprio benessere, ma anche contribuire a un ambiente di lavoro più equo e produttivo.


Come avviare un cambiamento reale nelle aziende?

Se vogliamo davvero promuovere il cambiamento nelle organizzazioni, non possiamo limitarci a semplici corsi di formazione sulle pari opportunità. Serve un processo più profondo, che coinvolga il mindset e il comportamento di ogni persona, a partire dai leader aziendali.

  1. Creare spazi di confronto tra uomini
    Uno dei motivi per cui il progetto Billy Elliot si rivolge esclusivamente agli uomini è la necessità di un confronto autentico. Quando un gruppo è omogeneo rispetto alla variabile critica (in questo caso il genere), i partecipanti sono costretti ad andare oltre le generalizzazioni e a riflettere sulle proprie esperienze personali.
  2. Riconoscere gli angoli ciechi
    Gli uomini spesso non si rendono conto di situazioni che per le donne sono evidenti. Ad esempio, il semplice atto di scegliere cosa indossare per un evento professionale può essere un fattore di stress per molte donne, mentre per gli uomini raramente lo è. Rendere visibili questi aspetti aiuta a sviluppare maggiore empatia e consapevolezza.
  3. Spostare il focus dal senso di colpa alla responsabilità
    Non si tratta di puntare il dito contro gli uomini, ma di aiutarli a comprendere come possano essere parte della soluzione. Il cambiamento deve partire dalla consapevolezza che il sistema attuale non penalizza solo le donne, ma limita anche la libertà degli uomini stessi.
  4. Allenarsi all’accoglienza del feedback
    Spesso, di fronte a un commento sessista o discriminatorio, le persone tendono a minimizzare o a difendersi con frasi come “non volevo offenderti” o “era solo uno scherzo”. Il vero cambiamento avviene quando impariamo ad accogliere il feedback, senza giustificarci o difenderci, ma ascoltando e riflettendo.

Il cambiamento non è un traguardo, ma un percorso

Una delle sfide principali del Change Management è che il cambiamento non avviene dall’oggi al domani. Non basta un decalogo di regole o un webinar di due ore per risolvere il problema degli stereotipi di genere nelle organizzazioni.

Come in ogni percorso di trasformazione culturale, serve tempo, consapevolezza e soprattutto la volontà di mettersi in discussione. Gli uomini, in particolare, devono iniziare a vedere il superamento degli stereotipi di genere non come una rinuncia ai propri privilegi, ma come un’opportunità per vivere in modo più autentico e libero.

Le aziende che riescono a integrare questi concetti nella loro cultura organizzativa non solo migliorano il benessere dei propri dipendenti, ma creano anche ambienti di lavoro più innovativi, inclusivi e performanti.

Siamo pronti a raccogliere la sfida?


Vuoi approfondire questi temi? Guarda la registrazione completa del webinar “Caffè con la Tigre”