Oggi voglio raccontarvi una storia, e come tutte le storie che si rispettino inizia con un”c’era una volta”. C’era una volta un’azienda di 90 dipendenti che, quando doveva scegliere su che progetti investire o su che strategie di mercato puntare, decideva attraverso votazioni in cui tutti i collaboratori avevano diritto di voto. Anche il proprietario dell’azienda votava, e il suo voto valeva 1. 1 su 90. 25 anni dopo l’azienda ha 3 mila collaboratori ma ancora le decisioni vengono prese per votazione. E il voto del proprietario vale ancora 1.1 su 3000.
Ora, in questa azienda i dipendenti si gestiscono gli orari di lavoro in autonomia, decidendo quando e quanto lavorare, scelgono i loro diretti superiori (anche se un reale organigramma non esiste), non hanno né dress code, né regolamento comportamentale e/o etico, nessuna mission, ma solo una guida a fumetti per i nuovi assunti. I lavoratori stessi definiscono il loro stipendio, il quale è “auto-bilanciato” dal fatto che essi partecipano alla condivisione dei profitti dell’unità in cui lavorano: se chiedono troppo di stipendio, anche i loro colleghi vorranno troppo e i dividendi si riducono. Questo schema di lavoro/organizzazione aziendale, basato esclusivamente sulla fiducia riposta in ogni lavoratore/collega, funziona. Infatti quest’azienda vanta un fatturato che è passato da 4 milioni nei primi anni 80 agli oltre 240 milioni di dollari attuali. Ma questa storia non è una fiaba. E’ una storia vera. E l’azienda protagonista di questo racconto si chiama Semco, è brasilana, è guidata dall’imprenditore Ricardo Semler (il cui voto, come detto in precedenza, vale 1 come quello dell’operaio nella linea di montaggio) e produce di tutto (elettrodomestici, servizi tecnologici, consulenza finanziaria e ambientale, ecc..).
Semco è “in mano” ai propri lavoratori, i quali si autogestiscono e auto-limitano. E’ un’azienda senza privilegi, tutti hanno gli stessi diritti (dal parcheggio alla scelta degli alberghi/voli per le missioni). La trasparenza è totale e tutti possono accedere alle informazioni di tutti. Senza dimenticare gli investimenti per la formazione, di cui ogni lavoratore più usufruire per sviluppare competenze e acquisire conoscenze che poi verranno riutilizzate per l’azienda e, quindi, per il bene (e il guadagno) di tutti. Questa completa fiducia nel lavoratore non solo lo rende più felice e produttivo, ma permette all’azienda di essere flessibile, di adattarsi ai cambiamenti dei mercati e delle tecnologie, e di rilanciarsi in nuovi progetti con la passione tipica di ogni Start-Up.
Semco è stata definita un’azienda utopica. Ma funziona, e bene. allora c’è da chiedersi quanto sia davvero utopica e quanto, invece, sia un ottimo modello di management, con l’unica colpa di essere “fuori dal comune” e poco incline ai classici, e cristallizzati, schemi aziendali. Ma non sempre “standard” e “consolidato” è la miglior scelta. Intanto i suoi lavoratori sono felici e Semco continua a fare profitti, anche in questo periodo di crisi.