“Il lavoro si espande fino a riempire il tempo disponibile per il suo completamento”. Con questa frase nel 1955 si aprì un famoso articolo del The Economist a firma Cyril Northcote Parkinson. Queste stesse parole diventeranno famose come “La Legge di Parkinson”, secondo la quale più tempo a disposizione abbiamo, più il lavoro si allungherà fino ad occupare tutto il nostro tempo. Detto in altre parole, più tempo a disposizione abbiamo, più ne sprechiamo. Cioè se ci diamo una settimana per completare un semplice compito che richiederebbe poche ore , la conseguenza è che quasi per magia (o più che altro per un maleficio) l’attività diventerà sempre più complessa ed ingarbugliata in modo da riempire quella settimana. Ovviamente non tutto il tempo “in più” che sprechiamo è speso nel lavoro vero e proprio: molto viene occupato da tensione e stress dovuti al pensiero stesso di dover completare quell’attività. Ma esiste anche l’altra faccia della medaglia. Ovvero quando il tempo scarseggia spesso lavoriamo con maggiore efficacia in quanto il rischio di non riuscire a completare un lavoro con una scadenza a breve (e quindi trascinandosi dietri tutte le possibili conseguenze negative del caso) ci sprona e ci motiva.
Di fatto, non possiamo però permetterci di arrivare con l’acqua alla gola ogni volta che dobbiamo chiudere un lavoro. Quindi come se ne esce? Un buon inizio è cercare di essere realisti sulle durate delle attività. Ed assegnargli la giusta quantità di tempo. Per imparare a fare questo, questo articolo online di lifehack propone un’interessante esercizio. Facciamo una lista delle “cose da fare” e dividiamo la nostra giornata in base a queste attività. Ora, l’esercizio è cercare di completare ogni attività nella metà del tempo. Cronometrandoci. La sfida diventa quella contro il tempo. Ogni attività diventa una scadenza da rispettare. In un primo momento , questo sarà un esercizio utile principalmente a capire qual è la nostra precisione e quali sono i nostri bias nella proiezione temporale delle attività. Quindi esso ci permetterà di abituarci a rispettare i tempi minimi per completare un lavoro, senza allungarli troppo. Importante: tutto il tempo che guadagneremo potremo spenderlo per noi, rilassandoci e liberando la nostra mende, evitando di portarci il lavoro a casa e lavorare nei weekend. Perché il mito del “un ottimo lavoratore è uno che lavora tanto” è, per l’appunto, un mito. Non è il tempo, ma la qualità e la capacità di rispettare i tempi (e, quindi gestire gli imprevisti) che fanno un lavoratore efficiente.
Un altro elemento, legato al primo, è evitare di sottovalutare la richiesta temporale di certi compiti, come la gestione delle mail o i colleghi che ci interrompono ogni 3 secondi per qualsiasi motivo. Diamo ad ogni attività il suo tempo che merita (senza sottostimare le tempistiche).
Infine, un altro importante aspetto è: iniziamola un’attività. Se è breve e richiede un tempo limitato, non posticipiamola, ma pianifichiamo la nostra agenda in modo da concluderla subito. Stesso comportamento in caso di un’attività che ci crea ansia e preoccupazione. Facciamola subito. Evitiamo che l’idea stessa dell’attività si sedimenti sulla nostra mente, invadendo costantemente i nostri pensieri e rendendo difficoltosa ogni altra attività, lavorativa o meno che sia.