La leadership autentica rappresenta un concetto chiave nell’ambito della gestione aziendale e del successo organizzativo. Questo stile di leadership si basa sulla sincerità, sull’onestà e sulla coerenza tra i valori personali del leader e le azioni che compie.
Sul piano individuale i benefici sono piuttosto ovvi se ci pensiamo: essere autentici significa che possiamo essere davvero apprezzati per quello che siamo e vivere in un contesto ‘senza maschere’ è certamente più piacevole e rilassato rispetto al non sapere mai cosa pensano davvero le persone che ti circondano. Sul piano organizzativo i vantaggi potrebbero apparire meno scontati eppure nel corso degli anni, numerosi autori hanno indagato sull’importanza della leadership autentica, evidenziandone i benefici tangibili per le organizzazioni.
Un elemento centrale della leadership autentica è la fiducia. James M. Kouzes e Barry Z. Posner, autori di “The Leadership Challenge”, sostengono che la fiducia è un pilastro fondamentale per il successo di un leader. La coerenza tra ciò che un leader dice e ciò che fa contribuisce a costruire una fiducia duratura tra il leader e i suoi collaboratori. La fiducia, a sua volta, si traduce in maggiore impegno e produttività da parte del team.
In “Oxitocina” l’autore Paul J. Zak delinea il ruolo dell’ormone dell’empatia nel costruire relazioni basate sulla fiducia. Questo concetto si collega direttamente al modello di Lencioni, che identifica la fiducia come il fondamento di una squadra coesa. La coerenza tra parole e azioni, sottolineata nella leadership autentica, diventa cruciale per la creazione di un ambiente di fiducia reciproca. Un leader autentico, ispiratore e fidato può plasmare un ambiente in cui la fiducia reciproca, la resilienza e la soddisfazione lavorativa si integrano sinergicamente, contribuendo al successo a lungo termine di squadre e organizzazioni. Gli autori hanno analizzato attraverso innumerevoli casi come questo stato di fiducia sia necessario perché possano accadere quei fenomeni comunicativi che portano un team al successo.
Brene Brown, nella sua opera “Dare to Lead,” sottolinea come i leader autentici siano aperti alla vulnerabilità e alla gestione degli errori. Accettare responsabilità in situazioni difficili contribuisce a creare un ambiente in cui l’apprendimento e la crescita sono incoraggiati.
Ma proprio questo aspetto costituisce una grossa resistenza per i Leader. E’ indubbio che cresciamo immersi in una cultura del condottiero infallibile, del maschio alfa (stiamo parlando di un mondo in cui ancora purtroppo l’accesso alle posizioni apicali riguarda uomini), del capo con una buona dose di testosterone che viene ammirato e invidiato da tutti. Non è così banale liberarsi da un tale peso culturale. Non basta certamente capire delle cose con la ‘testa’ per togliersi questi condizionamenti dai tessuti corporei. A questi aspetti culturali si intrecciano poi i vissuti personali, quelli che chiamiamo il Gioco Interiore di ognuno di noi e che consideriamo un lavoro necessario per un Leader.
E’ chiaro che una persona che è cresciuta in una famiglia caratterizzata da comunicazione manipolativa o ipercritica oppure in cui un atto di tradimento ha generato grande sofferenza, potrebbe fare particolare fatica a mettere in mostra i propri punti deboli ai colleghi. E’ naturale quindi che per la maggior parte delle persone sia normale aver imparato ad indossare una maschera, a non dire le cose in modo diretto, a nascondere parti di sé. Ora il punto è proprio questo! Togliere quella maschera sociale, per quanto possiamo comprenderne i benefici, non è affatto banale. E’ tutto il nostro sistema nervoso che si difende! Del resto se non ci fossero questi meccanismi, non staremmo qui nemmeno a parlare di Leadership autentica. Saremmo autentici e basta
La prima considerazione è che non tutto deve essere bianco o nero: non inviti in casa tua tutti e tantomeno subito; qualcuno lo inviti al bar per un caffé. Poi eventualmente crei un avvicinamento. E solo alcune persone le inviti a casa, dopo che hai sviluppato la sensazione giusta. Anche l’approccio all’autenticità deve funzionare così, più come un processo, un viaggio e non come una cosa che attivi o disattivi completamente.
Questo viaggio si interseca perfettamente con il viaggio del nostro Gioco Interiore, in quanto capire quale livello di confini possiamo attivare dipende dal riuscire a distinguere i rischi reali del presente da quelli che sono stimoli scatenanti (trigger) per il nostro sistema nervoso. Infatti tutto ciò che avviene nel presente e che assomiglia a qualcosa che ha generato dolore nel passato, rischia di riportare il nostro sistema nervoso in quel passato. Se all’età di 8 anni ho vissuto un tradimento in famiglia che poi ha portato alla separazione dei genitori e a tutte le sofferenze che ne conseguono, il vedere un tradimento ora in età adulta, attiva comunque quella sofferenza e porta il mio sistema nervoso a reagire come ha reagito all’età di 8 anni. All’età di 8 anni l’abbandono della casa da parte di uno dei due genitori ha scosso profondamente il mio senso di sicurezza, mi ha gettato in uno stato di angoscia e disperazione, di paura di non farcela a sopravvivere. Anche se a 50 anni ho delle risorse per cui il tradimento di un collega certamente non può oggettivamente avere le stesse conseguenze, il mio sistema nervoso, riconoscendolo come una minaccia ‘simile’, tenderà a far scattare le stesse difese di allora. A qualche livello profondo sentirò la stessa insicurezza, angocia, dolore. E se allora, come bambino, ho creato una personalità esteriore molto forte che mi ha aiutato a sopravvivere, a crearmi relazioni in cui non sentirmi abbandonato, è facile che anche oggi finisca per chiudermi in quella corazza d’avorio. Facile che sia diventata la mia dimora abituale.
Quella corazza non è un confine scelto. E’ una reazione rigida automatica. Per poter adottare confini sani devo poter distinguere quando il mio sistema mente-corpo entra in reazione, devo poter scegliere di rimanere in uno stato di risorsa e poi, da quello stato di risolrsa, scegliere la distanza in cui posizionarmi. Posso chiedermi: “Cosa può davvero succedere se mostro la mia vulnerabilità in questo contesto?”, Qual è la minaccia reale? cosa può accadere? Qual è la cosa peggiore che può succedere? In che misura questo eventuale tradimento è una minaccia che ha conseguenze pesanti nel presente e in che misura invece è più che altro un dolore che mi si riattiva per una ferita del passato?
Una leadership autentica rappresenta un toccasana per le organizzazioni oltre che una liberazione per le persone. Chi non vorrebbe lavorare in un contesto autentico in cui ci si sente accolti per quello che si è, inclusa la propria vulnerabilità; in cui non si ha bisogno di mettere energie per costruire personaggi in cui non ci si riconosce e per affermare strategie difensive?
Eppure per poter costruire un contesto di questo tipo non basta una decisione. Bisogna comprendere bene tutti i motivi diluiti nella nostra storia personale e collettiva che ci tengono imprigionati nelle nostre maschere difensive. Comprenderli, saperli vedere mentre scattano, saperci riportare in uno stato di sicurezza e risorsa dal quale possiamo davvero scegliere quali confini stabilire, fino a che punto far entrare quella persona nella nostra intimità. Tutto questo è quello che chiamiamo il nostro Gioco Interiore ed è per questo che lo consideriamo una competenza fondamentale di chi ricopre una posizione di Leadership.