Quando parliamo di Inner Game, facciamo riferimento a tutta quella serie di reazioni che scattano al nostro interno, come dialoghi interiori, stati emotivi, automatismi di pensiero e comportamentali, che possono ridurre o amplificare il nostro risultato nel gioco esteriore, ossia quello che otteniamo in termini di business, di soddisfazione professionale, di cura delle relazioni con gli altri.
Tipicamente queste reazioni sono l’espressione di strati difensivi che si aggiungono l’uno sopra l’altro: così come per non sentire il dolore che ci provoca una frase maldestra di una persona tendiamo a provare rabbia e a scaricare sull’esterno quella frustrazione, tendiamo anche a coprire delle reazioni impulsive come paura e rabbia, quando sono poco presentabili, con dei muri difensivi e delle maschere.Tipicamente questi schemi di reazione sono in gran parte inconsci, ossia scattano al di là della nostra volontà, per quanto alla fine spesso finiamo per giustificarli a posteriori (a tutti noi piace avere la sensazione di essere in controllo e non in balia).
I muri difensivi, da una parte, servono a proteggerci da possibili attacchi esterni, rendendoci ad essi insensibili. Dall’altra parte ci proteggono anche dai nostri stati interiori, disconnettendoci dal nostro corpo, per evitare di mostrarli agli altri.
Le maschere servono a decorare quei muri in modo da creare dei ponti più socialmente accettabili con gli altri. Le maschere non sono oggetti che mettiamo volontariamente sul nostro viso: si tratta piuttosto di modi di essere costruiti sopra quei muri in modo, ancora una volta, del tutto inconscio. Impariamo nel corso della vita a comportarci così: come la persona sempre divertente con la battuta pronta, oppure come quella iper razionale di cui tutti si possono fidare, o quella che considera se stessa e gli altri come degli oggetti da far funzionare bene, estremamente efficiente e pratica, o, ancora, quella che è sempre pronta a prendersi cura degli altri e la cui porta è sempre aperta, ecc. Sostanzialmente è quel carattere che gli altri conoscono, quello per cui dicono: quella persona è fatta così.
I vantaggi dei giochi interiori
I vantaggi dei muri sono evidenti, ci permettono di apparire più freddi e lucidi, di non essere esposti al giudizio negativo degli altri in quanto molti di noi hanno imparato da piccoli che essere vulnerabili è una debolezza che non possiamo permetterci. Non a caso nei contesti lavorativi è stata una conquista necessaria, circa trent’anni fa, il cominciare a parlare di Intelligenza Emotiva. E, se ci pensiamo bene, per lo più lo si fa con un approccio conoscitivo, molto mentale; in molti contesti lavorativi ancora oggi è opportuno essere piuttosto distaccati: conoscere le emozioni va bene, essere emotivi… meno.
I vantaggi delle maschere sono altrettanto evidenti. Il perfezionismo o la super determinazione di una maschera è ciò che ti ha permesso di impegnarti anche quando eri sfinito/a e di imparare più degli altri, di ottenere più degli altri; quella disponibilità estrema è quella che ti fa cercare da tutti, che ti rende popolare e ti fa sentire importante, per cui sarai tu la persona a cui verrà dato quell’incarico prestigioso; quella capacità di isolarti dalle emozioni, tenere i denti stretti, e prendere decisioni in momenti di emergenza è ciò che ti consente di guidare un progetto e di essere visto/a come la persona affidabile.
Gli svantaggi dei giochi interiori
Siamo talmente abituati ai nostri giochi interiori che finiamo per considerarli come le migliori risposte possibili. Oppure come inevitabili. Eppure vi sono degli svantaggi. Elencherò i tre più evidenti:
1) il primo è che ci rendono inaccessibili. Alla fine di un periodo di successi, quando scendiamo dalla ruota del criceto, lo possiamo sentire quel senso di solitudine. Le persone ci conoscono per quello che mostriamo. Eventualmente apprezzano quello, si legano a noi per quello; ma probabilmente una parte di noi, il nostro vero essere, rimane inaccessibile.
2) Questa non completa autenticità ha un impatto sul livello di fiducia all’interno dell’organizzazione. Tu lo senti quando una persona si rivolge a te tramite la sua maschera. Magari è una persona estremamente piacevole (appunto, super divertente o super disponibile o molto autorevole e affascinante), ma lo senti che è solo la facciata. La fiducia che puoi avere verso una persona di questo tipo è una fiducia operativa, legata ad una particolare situazione o progetto, ma non è una fiducia vera. E dove manca fiducia è difficile costruire relazioni autentiche e dirsi le cose fino in fondo; quando manca questo è difficile che le persone siano davvero ingaggiate nei confronti degli obiettivi.
3) Il terzo è che questi schemi sono automatici e rigidi. L’ “io sono fatto così” è emblematico. Questa rigidità non può andare bene per tutte le situazioni. Essere disponibili verso agli altri è molto bello, ma quando significa non avere confini e non sapere dire di no, porta al burn out. Essere iper-determinati va bene in situazioni belliche ma ha poco a che fare con i processi creativi, l’innovazione e la creazione di legami professionali. In sintesi, tutti questi meccanismi ti hanno certamente consentito di arrivare dove sei, ma al contempo rappresentano il motivo per cui non cresci ulteriormente (Marshall Goldsmith).
Perché continuiamo a giocare l’Inner Game
Anche quando notiamo i limiti del nostro Inner Game, incontriamo una grande resistenza a cambiare. A volte possiamo perfino sentirci incapaci di cambiare e intrappolati in qualcosa di limitante. In realtà dovremmo onorare queste parti di noi stessi, essere grati della loro presenza. Perché questi tratti sono nati in momenti della nostra vita in cui non avevamo migliori risposte per proteggerci da possibili sofferenze ed erano i repertori migliori di cui potevamo disporre nell’ambiente in cui siamo cresciuti.
Quando da piccoli non ci sentiamo accolti per quello che siamo e sostenuti per come ne abbiamo bisogno, quando ci sentiamo abbandonati o, al contrario, invasi da eccessive attenzioni e controlli, finiamo per pensare di non essere abbastanza, di non andare bene così come siamo; non ci sentiamo sicuri di mostrare quello che proviamo; sentiamo che il mondo non è un posto sicuro in cui mostrare la nostra vulnerabilità. Da piccoli non avevamo le stesse risorse che abbiamo oggi e istalliamo questi schermi e maschere per difenderci.
Il motivo per cui sentiamo resistenza a cambiare è che tutto sommato quegli schemi hanno funzionato bene. Sì, magari ci hanno creato anche qualche problemino, ma sicuramente, se siamo arrivati fin qui, hanno funzionato sufficientemente bene. Perché cambiarli?
Come cambiare il Gioco Interiore
Quando una persona in posizione apicale decide di intraprendere questo percorso, ha ben compreso i limiti del proprio Inner Game: in termini di risultati non permette di evolversi ulteriormente; in termini di benessere personale sente che ci sono margini di miglioramento. Di solito, infatti, questi strati difensivi sottopongono il nostro sistema nervoso ad un continuo stato di stress che a sua volta genera problemi che vanno dai disturbi del sonno, a quelli dell’apparato digestivo, debolezza del sistema immunitario ecc.
Quando affrontiamo questo percorso in un Team direzionale, è perché i Giochi Interiori che si intrecciano stanno limitando lo sviluppo dell’impresa. Coinvolgendo tutti/e i/le C-level, emerge che ognuno, dopo le spiegazioni iniziali, riconosce in sé dei margini di miglioramento.
Il primo passo lo si fa proprio riconoscendo che non dobbiamo buttare a mare proprio nulla. Non c’è nulla di cui vergognarsi. Tutti questi stati sono anche delle risorse importanti che continueremo ad utilizzare e che comunque sono lì perché quando si sono installate in noi non potevamo fare meglio di così e poi sono diventate un repertorio inconscio. Il punto è aggiungere libertà di scelta e non cacciare dalla scena degli aspetti di noi stessi. Se il primo passo è costituito dalla consapevolezza, il secondo è costituito dal rispetto. Quando ci si guarda con sguardo compassionevole il cambiamento diventa più morbido e naturale.
A quel punto può cominciare il processo di scoperta interiore che genera nuove alternative passando attraverso la tranquillizzazione del sistema nervoso. Tutti questi strati difensivi nascono da stati di allarme che in primo luogo sono stati fisici. Durante il training si impara come rilassare il sistema attraverso pratiche corporee semplici e da lì aprire nuovi scenari. Tutto questo fatto in modo intenso ma anche divertente, ha il potere di aumentare enormemente la coesione del gruppo.
Mostrarsi anche vulnerabili viene visto per quello che è: ossia uno stato di forza interiore. Tutti sappiamo che lo siamo, che siamo anche quello e tutti vorremmo essere più spontanei ed essere visti per quello che siamo. La comunicazione raggiunge un livello di maggiore profondità, le sfide del business vengono viste da uno stato di risorsa e nuovi spazi di sviluppo si aprono.
Il più grande vantaggio competitivo
Ricordiamoci che quando ci sono meccanismi che ci impediscono di provare forti dolori, non riusciamo nemmeno a provare grandi gioie. Con questo lavoro sull’Inner Game ci apriamo ad entrare in nuovi territori.
Come ho già descritto in un precedente articolo, la maggior parte dei problemi che si vivono all’interno delle aziende dipendono fondamentalmente dai giochi interiori inconsci. E il più grande regalo che si può fare un Leadership Team e un’azienda è proprio imparare assieme questo linguaggio evoluto.