Le persone felici pianificano azioni, non risultati. (Denis Waitley)
Esiste una forse associazione tra felicità e produttività. Le persone che amano quello che fanno sono molto più produttive di quelle che non provano alcuna passione per il loro lavoro. Pensiamo per un attimo a quante volte ci siamo trovati così assorti da quello che stavamo facendo da non renderci conto del tempo che era trascorso. Essere così assorti, così immersi in quello che stiamo facendo è spesso un sintomo del piacere che proviamo nel fare il nostro lavoro, che si trasforma poi in una maggiore produttività e qualità del nostro operato. Ma la relazione tra felicità e produttività passa soprattutto dalla nostra modalità di pensiero. Marco Aurelio diceva: Basta poco per rendere una vita felice, è tutto nel nostro modo di pensare.
Ed effettivamente molte persone di successo hanno in comune un certo modo di pensare, una “modalità” automatica di pensiero che si consolida anno dopo anno, come per le nostre abilità pratiche e manuali, facendoci continuare a “pensare” in maniera positiva ed orientata al raggiungimento della meta anche di fronte ad imprevisti, difficoltà e ostacoli. Il come noi pensiamo è molto spesso più importante del cosa stiamo pensando. Infatti quello che differenzia l’essere bravi dall’essere grandi, l’avere successo dal semplice andare avanti è la capacità di pensare a noi stessi come persone di successo lungo tutto il nostro percorso lavorativo, personale, di vita. E’ importante riuscire a pensare senza agire, ovvero pianificare. Pianificare dove vogliamo arrivare, come fare per arrivarci, mettere in conto le difficoltà e gli imprevisti. Metterci nell’ottica che per raggiungere un obiettivo dovremo agire e che la strada potrà essere impervia e piena di ostacoli, ma non per questo non dobbiamo fare il primo passo e iniziare il nostro percorso. Dobbiamo modificare le nostre prospettive modo da modificare il nostro concetto di “possibile”.
In quest’ottica Jason Womack suggerisce, in questo articolo pubblicato sul sito entrepreneur.com, di ascoltarci mentre parliamo per capire la modalità di espressione che usiamo. Quando parliamo lo facciamo in positivo (“Beh, è un periodo difficile, ma ne usciremo”) o in negativo (“Per ora sta andando bene, ma magari domani saremo tutti per strada”). Il come parliamo degli eventi che ci accadono rappresenta, seppur grossolanamente, il modo con cui vediamo e viviamo il mondo. Riflettere sulla modalità di pensiero con cui affrontiamo la vita può aiutarci a cambiare e migliorare. Chiediamoci se ci va bene vedere il mondo in questa maniera o forse e giunta l’ora di provare a cambiare prospettiva. Il che non significa cercare di avere una visione “ottusamente positiva” della vita. Ma avere in mente il concetto che per ottenere qualcosa dobbiamo prima volerlo, poi dobbiamre dare a noi stessi il giusto credito per poter raggiungere il nostro obiettivo e infine credere che l’obiettivo possa essere veramente raggiunto. Altrimenti è inutile agire. Rimanerremo solo fermi e immobili nella nostra posizione.
E per chiudere il cerchio e tornare alla felicità: “L’azione non sempre porta la felicità, ma non c’è felicità senza azione” (Benjamin Disraeli).