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Ho recentemente partecipato ad un convegno, dove ho sentito stilare una classifica sull’efficacia dei diversi interventi sulle persone: si parlava di formazione vs consulenza, coaching vs counselling, ecc…
Come in genere accade in queste occasioni, non è stato riportato alcun dato da esperimenti, ricerche e riviste internazionali ma, semplicemente, veniva decretata una supremazia di una forma sull’altra.
Il problema? In questo ragionamento mancava il contesto di applicazione. Che senso ha dire che il cacciavite è più efficace del martello? È ovvio che la loro efficacia è relativa al compito per il quale sono impiegati: dipenderà se devo piantare un chiodo o avvitare una vite!
Ma il problema era anche un altro… Quando alcuni esperti parlano di “formazione esperienziale”, “coaching”, “counselling”, ecc…, sembra che essi si riferiscano a qualcosa ben specifico. In realtà non è così… Tutti questi termini sono macrocontenitori, ognuno dei quali può contenere strumenti così diversi tra loro che, quando non viene esplicitato il contesto a cui ci si riferisce, non possiamo davvero dire di aver capito ciò che la persona intendeva. Ad esempio, esiste un coaching di stampo solution-oriented che utilizza strumenti diversi rispetto al coaching strategico e da quello a orientamento sistemico. Ed essendo diversi gli strumenti, la loro applicazione risulta virtuosa (efficace) in situazioni diverse tra loro.
Dobbiamo fare in modo che si crei chiarezza e che, quando si parla di efficacia di un intervento di formazione, vengano specificati con precisione gli strumenti esatti che sono stati utilizzati, in quali contesti specifici e che vengano riportati dei dati provenienti da misurazioni ben fatte.
Noi che amiamo lavorare con coscienza nel campo dello sviluppo delle risorse umane, non possiamo permettere che questi strumenti vengano valutati semplicemente in base al gusto personale o al sentito dire… O, ancora peggio, che divengano bandiere sventolate per necessità promozionali o per difendere delle scelte già prese in azienda. Non possiamo permettere che queste apparenti semplificazioni “markettare” annullino differenze che possono fare la differenza.
E dobbiamo ricordare che quando uno strumento diventa buono per partito preso, quando entriamo nell’ennesima moda, allora è il momento di agire la nostra capacità critica e di mettere ancora di più in discussione il pensiero dominante.