Il nostro cervello utilizza due fondamentali elementi per apprendere: concentrazione e sonno (sì, proprio il buon caro, vecchio, sonno). Recenti ricerche del campo delle neuroscienze dimostrano che quando una persona mette la giusta attenzione su un argomento per un periodo di tempo, il nostro cervello tende a modificarsi, sviluppando, o meglio, facendo letteralmente crescere una determinata area del cervello strettamente legata all’argomento che desideriamo apprendere. Un piccolo esempio: i tassisti di Londra, che per lavoro devono memorizzare un’infinità di strade (spesso con nomi simili), sviluppano maggiormente una specifica regione del cervello responsabile della capacità spaziale chiamata ippocampo posteriore. Se, per esempio, vogliamo apprendere nuove capacità di vendita (o le strade di Londra) dobbiamo “ripeterle” più e più volte. Tuttavia l’elemento chiave per apprendere queste componenti è il “dormirci su”. Il sonno, attraverso complessi meccanismi biomolecolari, permette al cervello di trasferire le informazioni dalle aree del cervello responsabili della memoria a breve termine alle zone responsabili della memoria a lungo termine.
Questo processo è un po’ come il modo con cui un computer sposta informazioni dalla RAM (memoria a breve termine) al disco rigido (memoria a lungo termine). Il sonno è quindi l’ingrediente fondamentale dell’apprendimento. Diversi studi dimostrano come durante il sonno il nostro cervello “estrae” e sposta le informazioni più rilevanti apprese durante il giorno (“scartando” informazioni poco utili) e, per quanto riguarda gli apprendimenti pratici (procedurali) addirittura li “affina”, migliorandoli. È quello che succede ai musicisti: provano per un’intera giornata un pezzo musicale senza riuscire ad eseguirlo correttamente. Ci dormono su e il giorno dopo, come per magia, lo eseguono alla perfezione. Un altro esempio, più vicino a tutti, è quando abbiamo imparato a guidare l’auto. Tutti noi durante le prime guide siamo impacciati, la marcia non ci entra, la macchina ci si spegne in salita. Poi all’ennesima guida ci sblocchiamo: il giorno prima non sapevamo guidare, il giorno dopo eravamo pronti per prendere la patente. Il giorno prima dovevamo “pensare” a come inserire la marcia, il giorno dopo il processo si era automatizzato. E così la nostra memoria a breve termine torna libera, possiamo concentrarci su altre cose come parlare al telefono (ovviamente con l’auricolare o il bluetooth) o guardare il navigatore. Quindi se si desidera padroneggiare una nuova abilità, l’equazione è piuttosto semplice: concentrazione, una notte di buon sonno, e di nuovo concentrati su quello che vogliamo apprendere. Ripetere questo processo ad un mese o più di distanza e riattiveremo per queste info, permettendoci di consolidarle in maniera indelebile nel nostro cervello. L’apprendimento (e l’automatizzazione) di abilità e competenze è quindi il risultato combinato di ripetere un comportamento (o un testo) e di dormirci sopra (possibilmente bene).