Per leggere questo articolo ci vogliono meno di 5 minuti. Ma, se siete al lavoro, è probabile che ce ne metterete di più. Nel periodo che va dalla prima all’ultima riga di questo articolo probabilmente controllerete anche la vostra mail, darete un’occhiata veloce al vostro cellulare e scorrerete velocemente la pagina di Facebook. Inoltre potreste essere attirati dalla risata o dal telefono del collega seduto qualche scrivania di distanza o intercettati da una domanda, che sia di lavoro o meno, di qualche collega di passaggio. Poi ci chiediamo perché a fine giornata siamo indietro col lavoro. Eppure abbiamo passato la giornata davanti al pc!
Siamo nell’era della comunicazione digitale, che ci permette di essere iper-connessi con tutto e tutti in ogni momento ed in ogni luogo. Come già raccontato in questo blog, la “rivoluzione” digitale ha portato a importanti cambiamenti negli standard lavorativi e incrementi di produttività, ma allo stesso tempo essa mina la capacità di concentrazione individuale. Se a questo aggiungiamo ambienti di lavoro sempre più basati sull’open-space, che offrono sia risparmi economici diretti (ma non indiretti…) e dovrebbero facilitare gli scambi di informazioni tra colleghi, in realtà diventano il teatro ideale per farsi distrarre: la telefonata del collega, le chiacchiere sul weekend, il continuo “vieni a prenderti un caffè”, rende quasi impossibile isolarsi e concentrarsi totalmente su quello che si sta facendo. E, appunto, aggiungiamoci le mail che arrivano in continuazioni (che possono influenzare anche la nostra salute), i social network che ci invitano ad “aggiornare” ogni 5 minuti, Skype che continua a segnalarci messaggi e persone.
Alcuni studi hanno calcolato che i lavoratori in azienda vengono interrotti circa ogni 3 minuti, e ogni volte si “perde” del tempo (fino a 23 minuti nei casi limite!) per tornare focalizzati sul compito che si stava svolgendo.
Come risolvere questa “emorragia” di tempo perso? Alcune società stanno cercando di limitare l’accesso ad internet, altre stanno riducendo il numero di persone in ogni ufficio e in ogni team (interessante è il modello “small team” della W.L.Gore ). Altre, come l’Intel, hanno lanciato un interessante progetto pilota: ogni lavoratore ha un tot. di ore settimanali in cui il suo account e-mail è “bloccato” e non può guardare/rispondere alle mail. In questo arco di tempo (4 settimanali) i dipendenti possono concentrarsi su altri lavori. E il risultato è una serie di brevetti ottenuti eun aumento del lavoro effettivamente completato. Altre aziende, come la parigina Atos, hanno addirittura eliminato le e-mail interne. Tutte le comunicazioni tra colleghi avvengono a voce. In questo articolo invece potete trovare altri consigli su come “affrontare” il “problema mail”.
Ma non è solo un problema digitale, ma anche di “multi-task”, ovvero troppi lavori e mansioni contemporaneamente. E se per anni le imprese hanno elogiato i lavoratori per il multitasking, questo non è necessariamente una buona cosa, in quanto concentrarsi su poche cose permette di portarle a termine e di risolvere problemi in molto meno tempo.
Quindi le nostre aziende stanno affrontando una importante “crisi” sul versante della concentrazione del personale e, di riflesso, sulla produttività. Se da un lato bisogna trovare un modo per limitare l’impatto della tecnologia digitale, dall’altro bisogna trovare nuovi modi per facilitare attivamente la concentrazione dei lavoratori, partendo dagli ambienti fisici e passando alle modalità stesse di lavoro.