Molti lavoratori hanno a che fare con un “capo”, un superiore, un boss, ecc… Se siamo fortunati, il rapporto con il nostro capo si baserà sul reciproco rispetto dei ruoli e delle mansioni, in un clima di serene interazioni che hanno l’obiettivo di creare il miglior ambiente di lavoro possibile. Ma spesso non è così, a volte il nostro capo è una persona difficile, magari pigra, o disorganizzata, o semplicemente irragionevole. Una persona che non ha alcuna idea di come vanno gestite le relazioni con i propri dipendenti-collaboratori. E allora possono capitare le cose più assurde, come quel capo che ha fatto controllare da un suo dipendente il proprio panino, tutti i giorni, per vedere se conteneva o meno dei pomodori. Oppure quel capo che durante i weekend va in ufficio e lascia come ricordo un bel post-it sulla nostra scrivania con scritto: “Sono passato in ufficio e non c’eri. Dove sei stato?”.
Sopravvivere a questi capi non è semplice. E avere un capo “terribile” significa che la propria vita, anche fuori dal lavoro, diventa davvero difficile e pesante. Cercando in rete ho trovato alcuni buoni consigli che, se applicati, potrebbero sicuramente facilitare il nostro rapporto con il nostro boss.
Mettere tutto nero su bianco. Questo consiglio è estendibile a tutte le attività lavorative e non, ma diventa essenziale per sopravvivere al capo “terribile” Quindi prendiamo sempre appunti durante le riunioni (ufficiali o meno!), teniamo relazioni aggiornate sui nostri lavori e progressi, riassumiamo ed inviamo a tutte le persone coinvolte le istruzioni ricevute a voce (chiedendo di confermare se sono state interpretate bene), ricontrolliamo tutte le scadenze e aggiornare l’agenda costantemente. E portiamoci sempre con noi carta e penna (o uno smartphone) per essere pronti a prendere appunti!
Dare il meglio di sè. Avere un capo cattivo non è una buona scusa per essere un impiegato pigro, svogliato o poco efficiente. In effetti, una delle migliori strategie per riuscire a gestire bene un boss cattivo è quella di essere un dipendente insolitamente efficiente. Produrre tanto, far percepire che il proprio lavoro, anche se non apprezzato, è effettivamente essenziale, che comunque i risultati vengono portati a casa. Lo step successivo è quello di cercare di avere un atteggiamento positivo in ogni momento. E’difficile (ma non impossibile!) per un capo attaccarvi se si sta facendo un ottimo lavoro e si lavora col sorriso. Inoltre, sorridere crea un effetto ricorsivo per cui tendiamo a sentirci più allegri, felici, di buon umore (coinvolgendo spesso anche i nostri colleghi).
Scegliere il momento giusto. Premessa: non dobbiamo mai cercare di evitare il confronto con il nostro capo. Evitarlo non servirà a nulla, se non a passare ore e giornate a preoccuparsi di quell’inevitabile (prima o poi) incontro. E allora meglio togliersi subito il problema. Ma con astuzia. Studiamo le abitudini del capo, e suoi comportamenti, le sue routine. Cerchiamo di capire quali ore sono a rischio (per esempio di primo mattino è sempre di cattivo umore) e quelle in cui sembra più rilassato (ad esempio subito dopo pranzo). E se un giorno vediamo il nostro boss stranamente di buon umore, beh, sfruttiamo quel momento più unico che raro!!
Costruirsi le proprie relazioni. Costruire forti legami con i nostri colleghi e dirigenti di altri reparti può salvare la nostra salute fisica e mentale, e a volte anche il nostro lavoro. Può anche essere una buona idea quella di cercare di fare amicizia con gli assistenti del capo. Basta essere attenti a quello che diciamo (mai sfogarsi con loro rapporto col boss) perché ricordate: ogni cosa che diciamo potrà essere usata contro di noi. Ma a volte sfogarci ci fa bene, e quindi è importante avere qualcuno fuori dal lavoro, qualche amico fidato, a cui potremo raccontare tutti gli aneddoti e le assurdità del nostro capo, facendoci anche qualche risata!
Controllare quello che possiamo. Non possiamo controllare il comportamento degli altri, ma possiamo cercare di controllare la nostra reazione ad esso. Così è importante non farsi intimorire dal tono del nostro capo, dai suoi rimproveri o accuse, dai tentativi di sminuirci o di farci sentire degli inetti, ma cercare di leggere cosa c’è dietro, e rispondere solo alla sostanza di ciò che ci viene detto. Dobbiamo imparare a mantenere la calma! E poi possiamo (e dobbiamo!) prenderci cura di noi stessi: mangiare bene, dormire a sufficienza, fare sport, e trascorrere del tempo con persone divertenti ed intelligenti, che ci possono fare stare bene.
Conoscere i propri diritti. Se il nostro capo va oltre il limite, ci perseguita, ha atteggiamenti molesti o, oggettivamente, ha superato i limiti: si può ricorrere a interventi legali, passando prima dall’ufficio “risorse umane” (se l’abbiamo in azienda) o andare da un avvocato. Ma per fare questo è importante “prepararsi”:
– dobbiamo avere una buona documentazione del problema, con eventuali “prove”;
– essere in grado di descrivere quello che abbiamo fatto per cercare di risolvere il problema,
– sapere cosa si sta chiedendo (trasferimento di reparto, allontanamento del capo, …)
Ma dobbiamo anche ricordarci che in molte aziende la lealtà degli uffici interni è verso l’azienda, non verso di noi…
Prepararsi il Piano-B. Molto spesso è davvero difficile che il nostro capo cambi, e non sempre, anche se ci mettiamo tutto l’impegno del mondo, riusciamo a rendere decente il lavoro con un capo “terribile”. A volte la soluzione migliore è quella di trovare un altro lavoro. Quindi prepariamoci, giorno dopo giorno, una exit strategy, prendiamo i contatti giusti, mettiamo da parte soldi extra, concentriamoci su lavori che ci possono offrire possibilità anche fuori da quell’azienda. Questo non solo ci permetterà di avere una reale alternativa in caso di “brutte sorprese”, ma ci farà provare una sensazione di potere e di controllo su di noi e sul nostro futuro.
Infine, cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno (o, almeno, non totalmente vuoto): dall’esperienza con un capo impossibile possiamo anche imparare qualcosa. Prima di tutto il fatto che per sopravvivere dobbiamo obbligatoriamente imparare a fare di più e meglio. Secondo, perché avremo un ottimo esempio di come non bisogna lavorare, di con NON va gestita un’azienda, una relazione, un gruppo di lavoro, di come non vorremmo mai essere!