Siamo abituati a pensare che per stare bene dobbiamo possedere certe cose, o che gli eventi siano favorevoli. Per cui se non otteniamo ciò che vogliamo siamo infelici. Basta che qualcuno ci dica qualcosa che non va per cambiarci lo stato d’animo. In questo senso non siamo liberi: la nostra vita emotiva dipende da ‘altro’. Essere liberi emotivamente significa invece imparare a ‘guidare la nostra auto’, capire come funzionano le nostre emozioni e poter decidere quali vivere… smettere di subirle passivamente.
Ma facciamo un passo indietro. Wikipedia definisce le emozioni “…stati mentali e fisiologici associati a modificazioni psicofisiologiche, a stimoli interni o esterni, naturali o appresi”. Una definizione che presenta la grande complessità del concetto. Le emozioni sono processi complessi che riguardano aspetti mentali (es: il sentimento provato) e fisiologici (es: sudare, arrossire…) in risposta a stimoli esterni (es: un litigio) o interni (ed: ricordo). Per loro natura le emozioni tendono ad agire in maniera automatica e con poco controllo da parte di chi le esperisce. Diverse teorie hanno però iniziato a considerare il ruolo della valutazione cognitiva (appraisal) come mediatrice della risposta emotiva.
Negli ultimi anni diversi autori hanno dato vita ad un filone di ricerca legato al concetto di Intelligenza Emotiva. Quest’ultima rappresenta un tipo di intelligenza legata alla conoscenza, comprensione e alla gestione delle emozioni, ed è complementare, ma differente, dall’intelligenza “classica”, ossia da quelle capacità meramente cognitive rilevate dal Q.I., che rappresenta l’indice generale delle facoltà cognitive. L’intelligenza emotiva rappresenta la capacità di valutare i sentimenti provati da un’altra persona, di riuscire a tenere a freno un impulso, di gestire efficacemente le relazioni con gli altri.
Uno dei padri di questo concetto, Daniel Goleman, definisce l’Intelligenza Emotiva come la “capacità di riconoscere i nostri sentimenti e di quelli degli altri, di motivare noi stessi, e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente, quanto nelle relazioni sociali”. Essa non è una capacità innata (anche se ci sono persone maggiormente predisposte) ma si acquisisce nel tempo. In famiglia, a scuola, nei gruppi formali ed informali, abbiamo imparato come dobbiamo sentirci riguardo a noi stessi, come dobbiamo reagire in determinate situazioni, quali saranno le reazioni degli altri di fronte ai nostri sentimenti, come, in che contesti e come dobbiamo esprimere le nostre emozioni, con che parole verbalizzarle. Il modo con cui ci “relazioniamo” con le nostre emozioni influenzano i nostri comportamenti quotidiani… ovvero la nostra vita!
Le emozioni infatti fungono da guida per le nostre azioni. Se, ad esempio, ho timore del mio capo, e tremo ogni volta che mi avvicino, non riuscirò mai a parlargli di quei cambiamenti importanti da apportare in azienda. Le emozioni quindi ci possono limitare nei comportamenti, negli atteggiamenti e nei pensieri. Esse determinano la qualità delle nostre scelte e delle nostre azioni. Possedere una buona Intelligenza Emotiva ci permette quindi di conoscere e capire le emozioni nostre e altri, di comprendere le motivazioni che stanno base delle nostre e altrui azioni e reazioni; di esprimere ciò che sentiamo nel modo che desideriamo (sentendoci liberi dal senso del giudizio), di superare un fallimento e vincere la paura di per rilanciarci verso nuovi obiettivi. In altre parole di costruire la vita come la desideriamo.
Queste abilità, che possiamo coltivare per tutta la vita, sono quelle che ci consentono di raggiungere il successo sia nella vita personale che in quella professionale, liberandoci da ogni catena emotiva che ci blocca e ci limita, permettendoci quindi di creare e vivere la vita che vogliamo.