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Con il termine comunicazione si intendono tutti i modi con cui gli esseri umani entrano in contatto tra loro ovvero lo scambio di messaggi tra due o più persone in un’interazione. Paul Watzlawick e la scuola di Palo Alto hanno studiato gli aspetti pragmatici della comunicazione umana arrivando ad enunciare 5 assiomi che sintetizzano le caratteristiche principali della comunicazione. Il primo assioma è sicuramente il più famoso ed asserisce che ‘non si può non comunicare’, poiché ‘ogni comportamento ha valore di messaggio’: anche il silenzio, la distrazione o l’isolamento di un bambino o il non comunicare del comportamento schizofrenico, costituiscono messaggi che influenzano gli altri. Gli altri assiomi sono:
Soffermandoci sul quarto assioma definiamo la comunicazione non verbale (analogica) come la comunicazione che comprende lo sguardo, la mimica, i gesti, la postura, i comportamenti paralinguistici, cinesici e prossemici, e che ha la funzione di sostenere, completare, rinforzare o contraddire (rivelando la sua ambiguità, come nella menzogna) il messaggio verbale differenziandosene per il suo maggior impatto.
La comunicazione non verbale è considerata un linguaggio di relazione, un mezzo che segna i mutamenti nelle relazioni interpersonali, che sostiene e completa la comunicazione verbale fungendo da canale di dispersione, in quanto, essendo meno facile da controllare rispetto alla comunicazione verbale, lascia filtrare contenuti profondi, parlando come il linguaggio non sa parlare. Il comportamento non verbale acquista un ruolo comunicativo nel fluire del comportamento, che è a disposizione quando si tratta di manifestare un atteggiamento che viene assunto nei confronti degli eventi in corso. I linguaggi silenziosi vengono inviati più o meno consapevolmente dall’emittente della comunicazione, e allo stesso modo il ricevente con o senza consapevolezza li investe di significato. Alcuni esempi di comunicazione non verbale sono:
– abbigliamento: l’importanza comunicativa dell’abbigliamento dipende dalla sua visibilità, dal fatto che gli abiti possono essere letti a distanza maggiore di quella che serve per percepire altri segnali inviati dal corpo, e perché i messaggi che l’abbigliamento ci invia riguardo a sesso, status, ruolo, ecc… ci mettono in condizione di adattare il comportamento molto prima di quanto non potrebbero permettercelo ad esempio l’analisi dell’espressione del viso o del modo di parlare
– postura: il modo in cui le persone si atteggiano sia quando sono in piedi che quando camminano ecc..; gli individui possono anche manifestare il diverso grado di accessibilità consentito all’altro tramite l’atteggiamento posturale (ad esempio tenendo le braccia aperte o conserte).
– orientamento spaziale: il modo in cui le persone si situano rispettivamente nello spazio e’ indice di atteggiamenti interpersonali (di fronte, laterale, ecc..)
– mimica facciale e sguardo: la funzione essenziale delle espressioni facciali è quella di rinforzare ciò che viene detto e fornito dai feedback quando sono gli altri a parlare. In alcune occasioni la discrepanza tra il messaggio verbale e non verbale viene utilizzato per forme di comunicazioni specifiche come l’ironia o il sarcasmo.
– distanza interpersonale: Hall, nei suoi studi sulla prossemica, ossia sul modo in cui le persone per convenzione si dispongono nello spazio, ha individuato quattro diverse distanze: la distanza intima (0.35 cm) la distanza persona-causale(35-100 cm) la distanza sociale (1-3 mt) la distanza pubblica (dai 3 mt in su). La distanza interpersonale varia anche in rapporto alla cultura, all’ambiente, alle situazioni.