Quasi tutti noi abbiamo provato almeno una volta nella vita l’esperienza del “colloquio di lavoro”. Che fosse un lavoro stagionale per tirare su due soldi per l’estate, oppure il colloquio per un posto di alto livello in azienda, la domanda che ci poniamo è la stessa: cosa cercheranno i datori di lavoro? Già, cosa, e non chi. Perché se è vero che il lavoro è per una persona fisica, che dovrebbe avere determinate caratteriste adeguate a quella posizione, beh, quello che ricercano i datori è per molti un mistero. Così due ricercatori americani, Chad Higgins e Timothy Judge, si sono decisi a studiare la questione chiedendolo ai diretti interessati. Come immaginato i datori di lavoro dichiarano sempre di ricercata la persona con le conoscenze/competente adatte alla determinata posizione. Non solo, molti di essi preparano una checklist di requisiti che il candidato dovrebbe soddisfare tramite CV prima e colloquio dopo. Tuttavia tra il dire e il fare c’è di mezzo… la simpatia.
Ma andiamo per ordine. I due ricercatori decidono di monitorare i colloqui di cento neolaureati in cerca del primo impiego. Il CV di ogni studente viene attentamente studiato e valutato in base ai titoli posseduti e all’esperienza maturata nel settore di ricerca del lavoro. Ogni studente, dopo aver partecipato ad un colloquio di lavoro, compilava un questionario che serviva a valutare il tipo di comportamento tenuto dal candidato durante l’intervista. Quindi i ricercatori si ritrovarono con tre variabili: la qualità del CV, l’atteggiamento e i comportamenti tenuti dai candidati e l’esito finale (assunto/non assunto). E cosa hanno scoperto?
Che più che la qualità del proprio CV, risulta fondamentale per l’assunzione il modo in cui ci si pone nel colloquio stesso: candidati sorridenti, che guardano negli occhi l’intervistatore, che parlano di cose non inerenti al lavoro ma che agganciano il datore di lavoro, beh, essi hanno molta più probabilità di ottenere il posto. Tradotto: fate buona impressione al colloquio a prescindere dai vostri titoli e sarete già verso il traguardo. Sicurezza, decisione, simpatia. Doti che i datori di lavoro sembrano apprezzare, bypassando qualche difetto di competenza, nell’ottica dell’effetto alone per cui se il candidato è simpatico, allora sarà sicuramente un ottimo lavoratore. Ma se poi abbiamo un CV veramente misero? Non disperiamoci, una buona tecnica è presentare subito i nostri difetti con ironia, per poi conquistarci nel finale (sfruttando l’effetto recency, secondo il quale le ultime informazioni acquisite risultano più saliente nel prendere delle decisioni) il nostro posto di lavoro.
E se siete dallìaltra parte della scrivania? Beh, rendersi conto dell’effetto che una persona “simpatica” ha sul nostro giudizio personale è già una buona partenza. E se a noi, in realtà, interessa un dipendente simpatico piuttosto che titolato, allora non avremo problemi. Se invece sono le competenze tecniche che cerchiamo, allora forse è meglio presentarsi al colloquio di cattivo umore…
Buon colloquio a tutti.