L’8 Marzo, la Festa delle Donne, ogni anno lasciando una scia di discussioni sulla discriminazione della donna in tutti i settori, compreso quello lavorativo. Un dato riportato da molte ricerche e statistiche è la discriminazione di genere verso determinati lavori, a prescindere dalle reali capacità e competenze del candidato. Spulciando tra le diverse riviste scientifiche, generalmente si trovano ricerche in cui gli uomini (o donne) giudicano più o meno portate le (altre) donne per una determinata mansione e i relativi confronti con gli uomini. Tuttavia mi è capitato sotto gli occhi una un’interessantissima ricerca del 2000, condotta da Claudia Goldin e Cecilia Rouse del Dipartimento di Economia di Harvard. Queste ricercatrici si sono chieste quanto la conoscenza del genere di un candidato da parte del possibile datore di lavoro influenzi la possibilità di assunzione. Per riuscire a rispondere a questa domanda, hanno studiato le assunzioni di personale nelle orchestre americane. Questo perché molte orchestre sinfoniche degli USA hanno introdotto, a partire dal 1970, una procedura di assunzione basata su audizioni “cieche” per limitare il numero di assunti “raccomandati”. In queste audizioni il candidato suona un brano davanti ad una commissione (formata da membri dell’orchestra stessa) nascosto dietro un pannello, in modo da rimanere anonimo. Finita la performance, la commissione da un giudizio sul candidato, al quale era stato precedentemente assegnato un numero d’identificazione. Non tutte le orchestre utilizzano questa procedura, così le autrici hanno deciso di valutare il numero di assunzioni di donne nelle orchestre che utilizzando il “sipario” rispetto alle audizioni senza anonimato del candidato. In genere tutte le orchestre utilizzando diversi round (turno preliminare, semifinale e finale) per scremare e poi selezionare i vincitori. Secondo la ricerca, la valutazione con il sipario aumenterebbe del 50% la possibilità che una donna passi un turno. Inoltre passano il turno circa il 5% in più di donne rispetto ai colleghi uomini. Infine, la possibilità che una donna vinca la selezione aumenta immensamente con il metodo “cieco”. Le autrici hanno anche analizzato l’aumento delle donne nelle orchestre dal 1970 al 1996. Le musiciste sono passate dall’essere il 10% (nel 1970) al rappresentare il 35% dei membri delle orchestre aumentate del Ebbene, circa il 30% di questo incremento è conseguenza delle audizioni a “cieco”!
Ora, questo studio del 1997 mette in luce in maniera brillante la questione della discriminazione lavorativa in fase di assunzione, discriminazioni che continuano ad essere confermate anche dalle statistiche più recenti. Però le statistiche in questo caso non ci dicono qualcosa di utile. Semmai confermano il pessimismo e vittimismo. In realtà ciò che la statistica non dice è che non tutte le donne sono vittime di discriminazione ma, anzi, che alcune donne sono percepite come lo sono i lavoratori maschi. Allora ci si può chiedere come hanno fatto… Il punto è: non so quanto convenga alle donne rimanere nella gabbia delle statistiche… anche perché sappiamo che dietro l’angolo c’è sempre il rischio della profezia che si autoavvera. Tutte le persone, uomini e donne, ricevono da altri (uomini e donne) atteggiamenti a volte squalificanti, arroganti, ecc. Se però la persone che lo riceve legge la realtà come forma di discriminazione, allora in qualche modo conferma la sua idea iniziale. Chi non ha quel tipo di lettura prende l’atteggiamento dell’altro per quello che è: una mancanza di educazione, di rispetto, un suo problema personale, ecc… E come tale lo affronta. Allora, piuttosto che convincersi di un’idea e poi trovare conferme, ritengo sia più utile andare a caccia delle eccezioni positive.