Le domande stanno alla base di un apprendimento agile, frizzante e naturale. Le domande creano dei vuoti che la natura tenderà a riempire.
Le domande sono legate all’abilità metacognitiva chiamata “connessione”, cioè la ricerca di collegamenti con le informazioni già in nostro possesso. Connettere attivamente nuove informazioni con quelle acquisite in precedenza risulta estremamente efficace nell’apprendimento, in quanto ci permette di:
Si potrebbe obiettare che ogni informazione con cui veniamo a contatto, “comunque” verrà collegata a ciò che già conosciamo (se studio una nuova normativa amministrativa comunque la collegherò, in qualche maniera, alla vecchia norma). Questo in parte è vero, ma acquisire passivamente conoscenze porta ad una minore comprensione, al rischio di fare associazioni erronee e, soprattutto, di fare associazioni poco potenti, mentre un’acquisizione attiva, basata su domande e ricerca di risposte, permette di saldare ogni informazione nella nostra memoria.
La nostra mente è come una biblioteca di dimensioni infinite il cui unico problema non è l’acquisizione di nuove informazioni ma la loro permanenza e il recupero nel tempo: senza la giusta mappa facciamo fatica a ritrovare ciò che abbiamo archiviato.
Farsi domande è una capacità innata ed istintiva dell’uomo. I bambini possono andare avanti ore facendo domande su un oggetto, una storia, un animale. Questo permette loro di capire ed assimilare il mondo che li circonda. Durante la nostra crescita però tendiamo a perdere un po’ la capacità di fare domande. Forse qualcuno ci ha detto di ‘smetterla di fare tutte quelle domande’. In genere poi l’approccio scolastico prevede che siano le maestre a fare domande e gli alunni a dare risposte, e non viceversa; infine è la televisione, con cui ci interfacciamo quotidianamente, che ci presenta risposte prima che ci facciamo le domande. Con la giusta consapevolezza e un po’ di allenamento si può velocemente riapprendere la tecnica del farsi domande.