Negli ambienti aziendali, la capacità di prendere decisioni efficaci, comunicare in modo chiaro e guidare i team in maniera coesa è fondamentale. Un concetto affascinante che sta emergendo e che ha profonde implicazioni per la leadership è riassunto nella frase della ricercatrice Deb Dayam: “Stories follow States”. Questo principio, che sottolinea come i racconti e le percezioni che costruiamo dipendano strettamente dagli stati neurofisiologici in cui ci troviamo, offre spunti innovativi per sviluppare programmi di leadership sempre più consapevoli ed efficaci, come il percorso “La Tigre nella Stanza” proposto da LAM Consulting.
Le neuroscienze ci insegnano che il nostro sistema nervoso regola non solo le risposte fisiche agli stimoli, ma anche il modo in cui percepiamo il mondo e, di conseguenza, il racconto che ci costruiamo su di esso. In altre parole, “Stories follow States” significa che la narrazione personale e professionale, le interpretazioni degli eventi e persino le decisioni critiche sono il risultato diretto dello stato in cui ci troviamo in un determinato momento.
Un esempio quotidiano lo troviamo nei momenti di stress lavorativo. Immaginate di ricevere, verso sera, un messaggio con un problema urgente da risolvere: se il vostro stato emotivo è già segnato da tensione, quel messaggio potrà sembrare un dramma insormontabile. Tuttavia, dormendo su quella situazione, al risveglio il nostro stato si trasforma: la mente si schiarisce, il corpo si rilassa e improvvisamente emergono nuove soluzioni e strategie per affrontare il problema. Questo passaggio dallo stato di stress a uno stato di risorsa evidenzia come la nostra efficacia dipenda direttamente dal nostro stato neurofisiologico.
Al centro del percorso “La Tigre nella Stanza” vi è la teoria polivagale, che spiega come il nostro sistema nervoso autonomo reagisca agli stimoli esterni. Quando ci troviamo in uno stato difensivo, il nostro cervello – e in particolare la corteccia prefrontale, responsabile del problem solving e della comunicazione – tende a “spegnersi”. Il risultato? Decisioni impulsive, difficoltà nel comunicare efficacemente e una ridotta capacità di pensare in modo creativo.
Essere consapevoli di questi segnali è fondamentale per chi ricopre ruoli di leadership. Alcuni esempi includono:
Riconoscere questi segnali permette di intervenire tempestivamente, evitando che lo stato difensivo comprometta la qualità delle decisioni.
Il programma “La Tigre nella Stanza” nasce proprio dall’esigenza di aiutare leader e team a riconoscere e gestire gli stati difensivi. Il termine “tigre” è una metafora potente: proprio come una tigre, le nostre reazioni difensive sono potenti e, se non controllate, possono dominare il nostro comportamento, rendendo difficile accedere alle nostre capacità cognitive e creative.
Un ulteriore aspetto cruciale riguarda la contagiosità degli stati emotivi. Pensate a quando vi trovate in un aereo durante una turbolenza: se un passeggero inizia a mostrare segni di panico, è probabile che questo stato si diffonda rapidamente tra gli altri. Allo stesso modo, in un team, se uno o più membri entrano in uno stato difensivo, questo può innescare una reazione a catena che compromette l’intera dinamica di gruppo.
Quando la consapevolezza degli stati non è appannaggio esclusivo del leader, ma viene condivisa con l’intero team, l’effetto è esponenziale. Utilizzare un linguaggio comune per descrivere e riconoscere questi stati permette al gruppo di intervenire prima che il disagio individuale diventi disfunzionale a livello collettivo. La formazione di una cultura organizzativa basata su questa consapevolezza aiuta a creare ambienti di lavoro più resilienti e collaborativi.
Integrare la consapevolezza degli stati neurofisiologici nella propria pratica di leadership significa adottare strumenti e strategie specifiche per riconoscere e modificare il proprio stato prima di affrontare decisioni importanti. Ecco alcuni spunti pratici:
Il principio “Stories follow States” ci ricorda che la narrazione che costruiamo sul nostro ambiente, sulle sfide e sui successi, è strettamente legata allo stato interno in cui ci troviamo. Per i leader aziendali, questa consapevolezza non è solo un elemento teorico, ma una leva strategica per migliorare la qualità delle decisioni, la comunicazione e, in ultima analisi, la performance del team.
Investire nella capacità di riconoscere e modificare i propri stati neurofisiologici significa dotarsi degli strumenti necessari per affrontare con lucidità e creatività le sfide quotidiane. Come evidenziato dal percorso “La Tigre nella Stanza”, il primo passo è proprio la consapevolezza: sapere che ogni volta che ci sentiamo sopraffatti, non è il momento di agire impulsivamente, ma di fermarsi, riflettere e rientrare in uno stato di risorsa.
In un’epoca in cui la velocità e l’efficienza sono spesso misurate in termini di rapidità decisionale, prendersi il tempo per “cambiare stato” può fare la differenza tra un’azione reattiva e una decisione strategica e ponderata. Condividere questo linguaggio e queste pratiche all’interno dell’organizzazione diventa, quindi, un elemento chiave per costruire una leadership resiliente e innovativa, capace di trasformare ogni sfida in un’opportunità di crescita e miglioramento.