Colui che una volta ti ha fatto una gentilezza sarà più disposto a fartene un’altra rispetto a chi ne ha ricevuto uno da te. Questa paradossale situazione è chiamata, in psicologia sociale, effetto Franklin, in onore di Benjamin Franklin, scienziato e politico americano, che per primo parlò di questo strano comportamento che le persone mettono in atto, spesso inconsapevolmente.
Il principio è che quando noi facciamo un favore a una persona, quasi automaticamente quella persona inizia a piacerci più di prima. Da cosa dipende questo paradossale effetto? Una spiegazione fa riferimento al fatto che le persone tendono a rendere coerenti pensieri ed azioni: se ti faccio un favore allora significa che mi devi piacere. E se in realtà non mi sei mai stato simpatico, allora inizierò a pensare che in realtà non è che non mi eri simpatico, semplicemente non avevo mai riflettuto su quanto brillante sei.
Nel 1969 Jecker e Landy, per testare questo effetto, svolsero un piccolo esperimento nel quale degli studenti partecipavano ad una gara d’intelligenza in cui si potevano vincere dei soldi. Finita la gare i partecipanti venivano sottoposti ad una delle tre seguenti condizioni:
Quindi tutti i partecipanti furono intervistati per vedere quanto apprezzassero il ricercatore. Il gruppo B diede punteggi più bassi rispetto al gruppo C mentre il gruppo A diede punteggi più alti rispetto al gruppo C: le richieste personali (gruppo A) rendono le persone più piacevoli mentre le richieste impersonali (gruppo B) rendono una persona meno piacevole.
Che considerazioni possiamo trarre da questo “effetto”?
Prima di tutto, quando chiediamo a qualcuno di farci un piccolo favore, aspettiamo prima di ricambiare… paradossalmente risulteremo più simpatici (se ricambiamo subito l’altro penserà che è stato uno scambi di favori solo per interessi personali e non per semplice “amicizia”).
Secondo, meglio richiedere favori per bisogni personali piuttosto che per altre persone.
Terzo, quando qualcuno ci chiederà un favore, fermiamoci un attimo a ragionare sui nostri sentimenti e su cosa proviamo. Potremmo scoprire nuove cose sui nostri meccanismi di funzionamento sociale ed emotivo.