Recenti dati di Gallup sull’engagement aziendale rivelano un fenomeno preoccupante noto come “silent quitting”, in cui i dipendenti, pur rimanendo fisicamente presenti, si disimpegnano emotivamente dal loro lavoro.
Secondo l’ultima ricerca, solo il 14% dei dipendenti europei si sente coinvolto sul lavoro (in Italia la % si abbasserebbe al 4%).Ciò significa che nell’86% dei casi i lavoratori stanno cercando attivamente di cambiare lavoro oppure sono semplicemente disinnamorati di quello che fanno. Questo silenzioso abbandono ha profonde ripercussioni sulla produttività e sulla salute organizzativa complessiva. In questo contesto, la comprensione e la soddisfazione dei bisogni umani fondamentali emergono come fattori critici per invertire questa tendenza.
I bisogni umani fondamentali nel contesto lavorativo sono supportati da una solida base di ricerca psicologica.
Approfondiamo questi bisogni, esplorando la letteratura di autori come Maslow, Deci e Ryan, i quali evidenziano l’importanza di rispettare aspetti emotivi e psicologici per favorire un coinvolgimento autentico.
Le violazioni di questi bisogni non sono astratte ma si manifestano in situazioni quotidiane.
Immaginiamo un dipendente che propone idee innovative e che per qualche motivo queste vengano ignorate in riunione; un manager che non offre supporto durante periodi di stress perché non ha tempo, troppo preso dalle sue emergenze; un contesto di lavoro dove c’è qualche elemento che parla alle spalle degli altri. Potremmo fare infiniti esempi ma siamo certi che il lettore può completare con le proprie esperienze.
Il punto fondamentale da capire è che qui non si mira alla perfezione. Durante la gestione (per me complicatissima) di un convegno, una mia collaboratrice ha dovuto accompagnare urgentemente la madre ad una visita. Al termine del convegno mi ha fatto notare che nessuno di noi le ha chiesto come stesse sua madre! Posso solo parlare per me: ero talmente assorbito e stressato dai mille dettagli che ho saltato la cosa più ovvia e naturale, ossia prestare attenzione ad un momento delicato vissuto da una persona a cui tengo. Fortunatamente questa collaboratrice me ne ha parlato. Non è che la ferita non ci sia stata. Ma almeno c’era un livello di fiducia sufficiente per parlarmene e per darmi così la possibilità di scusarmi e di spiegarne le ragioni. Non è un singolo errore a rovinare tutto. Però possiamo ben immaginare se disattenzioni di questo tipo rappresentano la norma. A quel punto i colleghi non ti dicono più nulla. Tu non vedi, perché nessuno vede ciò che non riesce a vedere. E il danno diventa presto irreparabile: ognuno si chiude nel suo mondo di insoddisfazione senza magari nemmeno essere completamente consapevole del proprio bisogno fondamentale ferito, spostando immediatamente l’attenzione su quanto l’altra persone è “…..”. Queste situazioni minano il benessere emotivo e alimentano il silent quitting.
Per ottenere l’engagement aziendale è fondamentale che i leader assumano la responsabilità di identificare e soddisfare questi bisogni umani: quello che chiamiamo il Gioco Interiore.
Un leader che si nega il rispetto dei propri bisogni, come l’esigenza di prendere pause e nutrirsi adeguatamente, non solo compromette il proprio benessere, ma comunica implicitamente che tali comportamenti sono accettabili. La storia di un dirigente, che trattava sé stesso come una macchina da guerra, dimostra come la mancanza di autenticità a livello personale possa influenzare negativamente l’intero ambiente lavorativo, alimentando aggressività e tensioni.
Come nell’esperienza vissuta con la mia collaboratrice, non credo che il Leader possa fare tutto da solo, proprio perché non può sapere di non sapere, non può sapere esattamente come vivano le esperienze i propri collaboratori; credo che sia necessario costruire invece un contesto in cui si invitino le persone a prendere coscienza di questi fattori. Il successo dipenderà anche dalla disponibilità delle persone. Ovviamente il Leader non ha il controllo su questo, ma può contribuire a creare le condizioni per questa apertura.
Affrontare il silent quitting richiede un cambiamento radicale nell’approccio aziendale. Riconoscere e rispettare i bisogni emotivi fondamentali è la chiave per costruire un ambiente lavorativo sano e coinvolgente. I leader devono essere i primi ad abbracciare questa filosofia, prendendosi cura dei propri bisogni prima di estenderla agli altri. Solo così si potrà sperare di creare organizzazioni in cui il coinvolgimento è autentico, la produttività è elevata, e la cultura aziendale riflette il rispetto profondo per la condizione umana.