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Burnout e Inner Game

Exhausted Woman

La sindrome del burnout è caratterizzata da un rapido decadimento delle risorse psicofisiche e da un peggioramento delle prestazioni professionali. Ci si sente sfiniti. Senza più energie. Per molte persone si avvicinano le ferie che sono viste come un rimedio a questo appesantimento eccessivo. Per molti si rivelano essere un momento in cui, fermandosi, ci si rende conto di quanto acuto sia il male e quanto sia difficile lasciarselo alle spalle.

In questo articolo ne parliamo dal punto di vista dell’Inner Game, scoprendo come spesso le cause esterne a cui attribuiamo questa forma di stress, rimbalzano come echi e si amplificano sul nostro paesaggio interiore.

Le 4 cause fondamentali del burnout

J.L.Rosenberg, fondatore della disciplina Integrating Body Psychotherapy e punto di riferimento per il nostro approccio al Gioco Interiore della Leadership, descrive diversi meccanismi che rappresentano il nostro modo di relazionarci con noi stessi, con gli altri e con il mondo.

Tra tutti questi ne ho selezionato quattro che possono facilmente portare alla sindrome di Burnout.

Leggili e nei commenti facci sapere se ti riconosci in qualcuno di questi:

Cause del Burnout: 1. Agency

L’agency è definita come ‘patto unilaterale inconscio’: senza che le altre persone lo sappiano, inconsciamente decidiamo di fare cose per loro, ci preoccupiamo che i loro bisogni siano soddisfatti, magari senza che li abbiano espressi; ci prendiamo la responsabilità che sarebbe loro; accettiamo di fare cose che ci stancano, ci costano, per il bene loro.

E’ molto difficile distinguere l’agency dall’esterno perché i comportamenti sono esattamente quelli di un amorevole altruismo.

Ma l’agency si differenzia dall’altruismo perché non è disinteressata: c’è un’aspettativa di ricevere qualcosa indietro. Questa aspettativa è inconscia, appunto.

Quindi se sei in agency difficilmente te ne rendi conto sul momento, anzi giustificherai il tuo sacrificio come inevitabile, giusto o dicendo addirittura che è un piacere. Ti accorgi che sei in agency quando la bomba esplode, ossia quando ti trovi a provare risentimento per l’altra persona: il collega non è stato altrettanto disponibile, dopo tutto quello che hai fatto per lui; o non si è dimostrato grato del tuo sacrificio. Non trattandosi di un ‘patto’ esplicito, la probabilità che l’altra persona non ricambi come da aspettative è alta. La frustrazione per le energie spese è tremenda.

L’agency può portare al burnout perché ripetutamente ci porta a trascurare i nostri bisogni, smettiamo di ‘sentirci’ finché non esplodiamo.

Cause del Burnout: 2. Super trouper.

Tra le diverse ‘corazze’ identificate da Rosenberg, questa è quella che più rischia di portare al Burnout.

Come già condiviso nei precedenti articoli (sullo stesso tema puoi leggere “Che cos’è il gioco interiore della Leadership”), le corazze non sono scelte ma sono delle risposte automatiche che impariamo a ‘indossare’ quando da piccoli non abbiamo altro modo per difenderci da situazioni dolorose.

Non si tratta necessariamente di traumi, è sufficiente essere parte di una famiglia in cui si lavora molto e i figli non ricevono le attenzioni di cui avrebbero bisogno, oppure crescere in un clima ipercritico ecc. Per sfuggire a quel malessere, alcuni di noi ricorrono a ‘diventare’ quello/a che non si ferma mai. Quello/a da cui dipende il risultato finale. Quello/a che può non andare in bagno per ore o può saltare i pasti pur di finire il lavoro cominciato.

E’ chiaro che se da una parte questo modello è rinforzato probabilmente dalla gratificazione sociale, dall’altro richiede di andare oltre le proprie possibilità, risorse ed energi, esaurendosi.

Cause del Burnout: 3. Mancanza di confini

Alcune persone non apprendono nel proprio percorso evolutivo ad avere sani confini.

Ho dei sani confini quando riesco a sentire con chiarezza ciò che voglio e ciò che non voglio e riesco a manifestarlo agli altri con assertività. Chi non ha questi confini chiari spesso si trova a tollerare delle invasioni da parte degli altri; possono essere anche invasioni nello spazio fisico (qualcuno che entra nel tuo ufficio mentre sei occupato/a e inizia a parlarti, qualcuno che prende cose tue senza chiedere il permesso) o anche spazio mentale ed emozionale (pretendendo, ad esempio, che tu faccia qualcosa al posto suo). Chi ha mancanza di confini fatica a dire di no e di conseguenza tende a sovraccaricarsi.

Cause del Burnout: 4. mancanza di un senso.

Non parliamo qui di quel ‘perché’ elargito dal motivatore di turno. Parliamo di una dimensione molto più privata e esistenziale.

E’ un problema sempre più diffuso che riguarda una spaccatura di se stessi con il proprio vero Sé. Per Rosenberg, lo scopo della sua disciplina, l’IBP, è proprio una ricerca che va a togliere progressivamente tutti quegli strati che a scopo difensivo si sono frapposti fra noi e il nostro vero Sé.

Gli esercizi corporei volti a sciogliere le corazze e a ritrovare il senso unitario di sé, vanno proprio in quella direzione. Cosa succede infatti se gli obiettivi professionali che ci diamo partono da, come nell’autobiografia di Agassi, una voce interiore che riproduce quel padre dal quale volevamo essere accettati?

Possiamo anche raggiungere quegli obiettivi, avere una temporanea soddisfazione egoica, per poi sprofondare in un senso di vuoto che cercheremo di colmare col prossimo obiettivo. Non a caso da anni lavoriamo integrando questo approccio ai percorsi di coaching per evitare che i famosi ‘obiettivi ben formati’ partano da strati inautentici di noi.

Come superare il burnout?

La vera domanda è: dopo una vacanza ristoratrice, dopo esserci rilassati, come fare per non portare con noi quelle preoccupazioni che ci caricano di stress e come non ricadere nei meccanismi che ricreeranno a breve giro il burnout?

Ognuno dei meccanismi descritti ha un suo percorso specifico, ma tutto parte dalla consapevolezza agita. Essere consapevoli non basta. Essere consapevole è quello che puoi fare in questo momento, leggendo l’articolo e classificando i tuoi comportamenti in uno o più di uno di questi schemi.

Ma da sola questa consapevolezza non genera cambiamento. La consapevolezza agita è quella che applichi sul momento quotidianamente. Ad esempio, dopo aver capito cosa significa non avere confini sani, ogni volta che accade che qualcuno invade il tuo spazio o ogni volta che dici un sì avvertendo una sensazione di disagio, in quel momento compi un atto di consapevolezza: ti rendi conto di quello che sta accadendo; ti chiedi come ti comporteresti in quella specifica situazione se avessi i confini definiti. Non c’è nemmeno bisogno che provi ad agire diversamente, quanto è invece importante che nella tua mente cominci a creare uno scenario diverso. Questa è consapevolezza applicata.

Conclusione

In molti casi tendiamo ad attribuire ad eventi esterni o alle altre persone degli stress che viviamo.

E senz’altro, in molti casi c’è anche questa componente esterna. Ma più giochiamo il nostro gioco interiore e più ci rendiamo conto di come possiamo affrontare le eventuali sfide esterne nel pieno delle nostre capacità.

Spesso chi ricopre una posizione apicale in azienda ha già le capacità che gli servono per competere ed è diventando un campione nel suo gioco interiore che può davvero raggiungere il proprio vantaggio competitivo.