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Torniamo a parlare dell’influenza sociale, ovvero l’influenza che le altre persone hanno sul nostro comportamento.
In un originalissimo esperimento del 1970 condotto dagli psicologi Latané e Darley, degli studenti universitari erano invitati a compilare un questionario (sulla qualità della vita nelle grandi città) in una grande stanza. Dopo alcuni minuti che un soggetto si era seduto veniva fatto uscire un denso fumo da una feritoia nella stanza.
Lo studente poteva trovarsi in una delle 3 situazioni sperimentali :
– da solo
– in compagnia di 2 complici dello sperimentatore (che si fingevano studenti intenti a compilare anche loro il questionario)
– 2 soggetti ignari che compilavano a loro volta il questionario.
La domanda a cui i ricercatori cercavano risposta era: quanto la presenza di altre persone influenza la percezione del fumo?
I risultati furono sorprendenti, infatti mentre il 63% degli studenti soli nella stanza si accorse del fumo dopo 5 secondi dalla sua emissione, solo il 26% dei soggetti in compagnia di altre persone si accorse del fumo dopo 5 secondi dalla sua emissione.
La presenza di altre persone inibisce l’ispezione dell’ambiente e quindi l’identificazione di una situazione di emergenza.
Avviene quell’effetto chiamato ignoranza pluralistica: nessuna persona offre segnali chiari su come interpretare una situazione comune. Quindi tendiamo a pensare che la situazione non è drammatica altrimenti anche gli altri si sarebbero allarmati. Come avevamo visto nell’esperimento di Ash la nostra percezione e interpretazione delle situazioni che ci circondano si basano sui comportamenti delle altre persone presenti.
Nell’esperimento i complici dello sperimentatore dovevano ignorare il fumo. Dei soggetti soli nella stanza il 75% usciva dalla stanza per avvisare della presenza del fumo mentre quando erano in compagnia solo il 38% avvisava della presenza di fumo.
Se nessuno si preoccupa allora il pericolo non esiste!!
In situazioni ambigue, non chiare, anche in quelle che possono metter in pericolo noi stessi, ci affidiamo alle altre persone per interpretarle e quindi per decidere se intervenire o meno. Ma le persone riescono a riconoscere l’influenza esercitata dagli altri?
La maggior parte dei partecipanti, intervistati a fine esperimento, negarono che la presenza di altre persone avesse influito sulla loro interpretazione dell’evento: per loro ogni decisione era una scelta personale autonoma.
Credo che l’unico modo per poter affrontare queste situazioni sia avere una maggior consapevolezza dell’influenza che le situazioni contestuali possono esercitare sui nostri comportamenti. Noi ci riteniamo persone razionali, autonome, nel pieno controllo dei nostri comportamenti… ma non sempre è così.