Nel 1995 Daniel Goleman dava alle stampe il suo primo libro sull’Intelligenza Emotiva. A distanza di 20 anni, sono ormai numerosi gli studi che dimostrano come l’Intelligenza Emotiva sia un elemento chiave per le eccellenze lavorative, e questa conoscenza inizia ad essere fortunatamente presente in molti contesti lavorativi. Tuttavia, come sottolinea Muriel Maignan Wilkins in questo articolo recentemente pubblicato sull’Harvard Business Review, il problema è che molte persone non credono di dover lavorare sulla propria Intelligenza Emotiva. Non solo, generalmente chi avrebbe più bisogno di sviluppare queste capacità sono coloro che ne hanno meno consapevolezza.
Nel suo articolo Wilkins elenca una serie di “segni” che possono aiutarci a capire se abbiamo bisogno di lavorare sulla nostra Intelligenza Emotiva:
– Abbiamo spesso la sensazione che gli altri non capiscano il nostro punto e questo ti rende impaziente e frustrato.
– Quando le persone attorno a noi prendono male i nostri commenti o battute pensiamo che loro stanno esagerando.
– Crediamo che l’essere apprezzati come persone al lavoro sia sopravvalutato.
– Pensiamo che gli altri debbano fare le stesse cose che facciamo noi (in termini di aspettative lavorative)
– Spesso diamo la colpa dei nostri problemi agli altri e non da noi stessi
– Il fatto che noi dovremmo capire come un’altra persona si sente ci da molto fastidio.
Ci siamo riconosciuti in questi punti? In questo caso Wilkins suggerisce alcune strategie per intervenire sulla nostra Intelligenza Emotiva:
– Ottenere un feedback. Non possiamo lavorare su un problema che non capiamo. Una componente fondamentale di Intelligenza Emotiva è la consapevolezza di sé, ovvero la capacità di riconoscere e capire le nostre emozioni e motivazioni che stanno alla base delle nostre azioni. Possiamo provare a realizzare una valutazione a 360° o semplicemente possiamo chiedere a colleghi e amici quello che effettivamente osservano. E dopo esserci visto con i loro occhi, invece di metterci sulla difensiva e cercare scuse dobbiamo utilizzare le nostre energie per cambiare questi comportamenti.
– Attenzione alla sottile linea tra intenzione e impatto. Le persone con scarsa Intelligenza Emotiva tendono a sottovalutare l’impatto negativo che le loro parole e azioni possono avere sugli altri. Ignorando che tra la nostra intenzione ed il risultato ottenuto ci sono i vissuti personali degli altri. Per esempio frasi come “Se posso io, chiunque può riuscirci” o “Non vedo quale sia il problema” possono essere lette come “Non sei abbastanza intelligente per riuscirci”, “Non mi importa come ti senti rispetto a questa situazione”. Per evitare questi problemi iniziamo a considerare come gli altri potranno effettivamente recepire le nostre parole e azioni.
– Indossiamo entrambe le scarpe. Proseguendo con il discorso precedente, è importante “metterci nei panni dell’altra persona” per sviluppare l’empatia, un componente chiave di intelligenza emotiva. Ma allo stesso tempo dobbiamo mantenere un piede dentro le nostre scarpe, per riuscire a vedere ogni situazione da entrambe le prospettive.
Migliorare la nostra Intelligenza Emotiva richiede impegno, disciplina, e la consapevolezza che essa sia importante. Con il tempo e la pratica, però, ci accorgeremo che i risultati superano di gran lunga la fatica che abbiamo fatto per arrivarci.