In rete si possono trovare molti piacevoli pensatori. Un blog pieno di spunti di riflessione è “the minimalist”, gestito dal duo Joshua Fields Millburn e Ryan Nicodemus. In un recente articolo del blog, letto da circa 2 milioni di utenti, gli autori parlano del concetto di successo. O meglio, di come a volte il successo sia una questione di allineamento ai valori personali e non un semplice modello da (in)seguire.
Joshua Fields Millburn parla di Aaron Levie, 28 anni, fondatore e CEO di BOX, società multimilionaria, e definito dalla rivista Inc. come “Imprenditore dell’anno“. Levie è il perfetto giovane uomo d’affari: ha competenza in materia di innovazione e strategia di business, parla bene, è piacevole da ascoltare, è divertente e carismatico, ma soprattutto ha una feroce e costante etica del lavoro. E su quest’ultimo punto che si focalizza l’articolo di Millburn.
Levie si sveglia ogni mattina verso le 10. Alle 11 è già in ufficio, con due tazze di caffè in mano. A volte pranza, a volte no. Raramente fa colazione. La sua giornata è al 90% riunioni e colloqui. Si sposta da un colloquio all’altro di corsa. Alle 19.30 fa un pisolino. Alle 20.30 si rinchiude nell’ufficio e fino alle 2-3 di notte manda centinaia di email. Sette giorni a settimana. L’ultima vacanza che si è preso risale a qualche anno fa, 3 giorni in Messico con la compagna.
Millburn dice di essere rimasto prima impressionato dalla vita di Levie. Egli è la quintessenza del modello produttivo di successo moderno. Lavoro, lavoro, lavoro. Ottimizzazione dei tempi. Risultati. Imprenditore dell’anno. Successo.
Ma poco dopo lo stupore si tramuta in malinconia. La vita di Levie è una vita di successi lavorativi. Ma a che prezzo? Lavorare 16 ore al giorno, sette giorni su sette. Correndo in ogni istante.
Tuttavia Milburn fa correttamente notare che con un patrimonio personale ormai stimato a 9 zeri, la vita di Levie non è più, probabilmente, orientata dai soldi in sé. Sicuramente c’è molto altro. Ci sono le persone che a lui devono lavoro e futuro (1000 persone solo tra i dipendenti diretti), c’è il suo nome nella bocca di tutti e un’azienda che viene vissuta come la propria creatura da crescere. Questi effetti probabilmente sono allineati con i suoi valori personali.
Ma siamo sicuri che il modello lavora tanto/rinuncia a tutto, per avere successo può andare bene a tutti?
Quello che è importante, allora , è quello di costruire una vita (anche lavorativa) che si allinei con i nostri valori e credenze, ai nostri interessi e desideri. Una vita che ci renda felici e aggiunga valore agli altri. Perché altrimenti il successo si rivelerà prima o poi per quello che è: una casa dalla facciata spendente ma dalle stanze vuote.