L’assertività rappresenta la capacità di esprimere in modo chiaro ed efficace le proprie idee ed emozioni in modo trasparente ed efficace. Questa capacità personale che si esprime in contesti relazionali sembrerebbe giocare un ruolo fondamentale nel modo in cui i leader sono percepiti. E diversi livelli di assertività sembrano avere effetti percettivi e risultati (es: produttività) molto distanti tra loro.
Prendiamo ad esempio i due estremi.
Alcune persone credono che essere un leader efficace significhi essere un duro che esprime le proprie convinzioni fregandosene altamente della simpatia, come per esempio il cattivissimo sergente istruttore Hartman di Full Metal Jacket, quello che urlava e insultava come un pazzo tutti i marines per insegnargli ad amare il loro fucile, l’unica cosa che li avrebbe salvati in Vietnam. Questi tipi di leader tendono a dire: “Il mio lavoro non è essere simpatico e apprezzato, il mio lavoro è far fare le cose”.
Altri, meno numerosi, pensano che essere più empatici e amichevoli sia la chiave per mettere i collaboratori in uno stato mentale positivo, facilitando il lavoro e aumentando le probabilità di portare a casa dei risultati. Come il grande professor John Keating dell’Attimo Fuggente, che entrando di persona nel mondo dei suoi studenti li motivava al cambiamento.
Ma quanto sono effettivamente efficaci questi due stili estremi di leadership? Questa è la domande che si sono posti due ricercatori della Columbia University, Daniel Ames e Francis Flynn. In tre diversi studi i ricercatori hanno chiesto a studenti di economia di compilare una serie di questionari su se stessi e sui dirigenti per i quali avevano lavorato. I ricercatori erano interessati a vedere quanto i leader venivano apprezzati e quanto, allo stesso tempo, essi riuscissero ad ottenere in termini di produttività.
I risultati mostrano che l’assenza di assertività porta a risultati scandenti, ma la differenza tra una spiccata assertività e un comportamento più moderato era risibile. Ma essere troppo assertivi ha un impatto sociale negativo rispetto ad essere moderati. In altre parole, le persone che hanno bassi livelli di assertività ottengono meno risultati, ma le persone eccessivamente assertive sono socialmente insopportabili. E così, come per tanti altri comportamenti, la miglior soluzione risiede nel mezzo. Un’assertività moderata sembra essere altamente funzionale.
Inoltre è emerso che l’assertività è fondamentale nel modo in cui valutiamo collaboratori e dirigenti . Essa viene “percepita” ogni volta che risulta eccessiva o carente, ed essa viene spesso indicata come una delle più importanti (e spesso mal applicata) doti di leadership , come l’intelligenza ed il carisma.
Ma quando le persone sono moderatamente assertive, si tende a non notare la loro “assertività”. Ovvero, se si sta facendo bene , nessuno presterà troppa attenzione al nostro stile relazionale.
In conclusione, secondo gli autori atteggiamenti altamente assertivi possono funzionare nel breve termine, ma alla lunga il guadagno è limitato rispetto al danno sociale che si è prodotto. Quindi anche in questo cosa, attenzione agli estremi.