Il Natale si avvicina e, come ogni anno, la caccia al regalo per figli, nipoti, cugini, colleghi è dietro l’angolo. Ma quest’anno abbiamo due problemi. Il primo è legato alla crisi economica, che ci farà tirare un po’ la cinghia. Il secondo è legato al tempo. Perché per fare acquisti serve tempo. E se possiamo affidarci a tutte le buone pratiche per l’organizzazione del tempo ma, sotto Natale, quanto tutti sono di corsa, il rischio di sbagliare i conti ed incorrere nella legge di Hofstadter è altissimo. Con la conseguenza che rischieremo di essere spesso in ritardo al lavoro e agli appuntamenti con amici, parenti, ecc..
Ed ecco che così si da il via alle danze delle scuse. Arte di cui molti di noi sono esperti e che, in realtà, fa parte di un gioco più ampio in cui anche ci ascolta le nostre scusa sa che sono scuse. Ma se esse sono formulate e raccontate bene, con empatia, esse possono funzionare. Soprattutto se in realtà sono “piccole” bugie che riguardano semplici questioni come piccoli ritardi. Ma quali sono le scuse più utilizzate e popolari per quando si fa tardi al lavoro o ad un appuntamento con qualcuno? Una ricerca inglese ha stilato, intervistando 2000 persone, la seguente classifica:
1 – sono rimasto bloccato nel traffico
2 – mi si è rotta/non è suonata la sveglia
3 – mi sono perso
4 – il treno/autobus/tram era in ritardo
5 – la macchina non voleva partire
6 – mio figlio/a stava male
7 – aveva nevicato
8 – si è rotta la macchina
9 – mio marito/moglie era malato/a
10 – non riuscivo a trovare una babysitter.
Alcune di queste scuse funzionano poco in Italia (per esempio la babysitter), o solo per qualche stagione (vedi quella con la neve). Girando un po’ in rete un’altra classica scusa è “ho perso/non riuscivo a trovare le chiavi della macchina” e “mi sono addormentato nel divano” (questa funziona per un appuntamento, non certo per il lavoro).
Qualsiasi scusa decidiamo di utilizzare, l’importante è venga raccontata nella giusta maniera. Secondo lo psicologo Aric Sigman, ci sono alcuni elementi chiave per realizzare una scusa efficace. Essa deve sembrare realistica e genuina, in modo che tutti possono entrare in empatia con essa e pensare che anche a loro potrebbe capitare (sono rimasto bloccato nel traffico per un’ora). Deve essere personalizzata, arricchita di piccoli dettagli che la rendono “nostra” e non generica (avevo portato mio figlio dal pediatra…). La scusa deve “toccare” chi ascolterà la scusa, ma rimanere in ambiti “moralmente” accettabili (sai, mio figlio è da diverse notti che non dorme, sono un po’ preoccupato). Ovviamente dobbiamo sembrare rammaricati e mostrare senso di colpa per il fatto di arrivare tardi o essere indietro con la consegna di alcuni lavori (non sopporto mettere tutti in difficoltà per i miei problemi familiari). E ovviamente dobbiamo impacchettare tutti questi elementi un una performance convincente e carismatica.