Judith Sherven, Executive Coach, giornalista dell’Huffington Post e consulente per Linkedin, ha recentemente pubblicato questo articolo su successo e false credenze. Judith parte dalla definizione di successo che, in generale, riguarda il fare meglio di quello che avevamo o che qualcun altro aveva fatto in precedenza. Successo significa miglioramento. Ma nel mondo del lavoro la parola successo spesso significa qualcosa di diverso. Non un semplice cambiamento. Ma qualcosa di grande, come un cambiamento di ruolo, di status, di soldi. Deve essere qualcosa di estremamente visibile da chi ci sta attorno.
Ci sono persone che hanno costruito il loro “successo” in anni, passo dopo passo, ancorandolo a comportamenti, attitudini e credenze solide. Altri invece si ritrovano catapultati verso un mondo inaspettato, o arrivato troppo presto, o raggiunto senza aver costruito basi solide. E il salto nel nuovo mondo è associato a ansia e timori, spesso legate a false credenze che abbiamo sul successo.
1- Non sarò mai all’altezza del compito
Queste persone sentono di dover avere il pieno controllo del loro nuovo ruolo prima ancora di cominciare. Esse vivono il periodo che precede l’inizio del nuovo incarico con ansia, ipotizzando problemi e difficoltà, immaginandosi non “all’altezza” e non meritevoli del nuovo ruolo. Ora, questo stato di perenne ansia li rende più distratti, meno concentrati sui compiti da portare a termine, vivendo ogni nuova richiesta o problema come insormontabile. Queste persone sarebbero eccellenti se non fosse per l’ansia cronica e le false aspettative che hanno sul lavoro. Perché vivono “l’eccellenza” come qualcosa costantemente davanti a loro e mai alla loro portata, a discapito di ogni evidenza. E il continuo sentirsi “inadeguati” e “non abbastanza” alla fine li rende tali.
2- Devo lavorare più duramente per dimostrare il mio valore
Ci sono persone che nel momento stesso in cui ottengono un incarico o una promozione, iniziano a pensare al “salto” di carriera successivo. Quindi, invece di stabilizzarsi sulla attuale posizione, esse incrementano il loro monte ore, si lanciano in più progetti di quelli dovuti, assumono maggiori responsabilità. Il loro motto è “se lavorerò tanto, il mio capo lo noterà e mi darà un’altra promozione”. Esse vivono con il costante bisogno di veder riconosciuto il loro valore e i loro sforzi. Ma il rischio di finire a terra è altissimo. Perché le dinamiche dietro i salti di carriera non sono mai lineari. E così più passa il tempo senza ottenere nulla, più queste persone si lanceranno in altri progetti, attività, ecc.. Ovviamente tutti hanno dei limiti. Fisici, mentali, di tempo. Non si può essere iper-produttivi ed efficienti in ogni cosa che facciamo. E più cose si fanno, più è probabile che esse perdano qualità. Allontanando l’agognata promozione. E creando un circolo vizioso da cui è difficile poi uscire.
3- Io sono più intelligente degli altri e non ho bisogno di dimostrare il mio valore
Questa tipologia di persone ha un concetto inflazionato e ingenuo delle proprie capacità. Tendenzialmente brillanti, essi non riescono a comprendere il motivo per cui non dovrebbero avere qualsiasi posizione essi desiderano in questo momento. Essi vivono ogni feedback negativo e ogni critica come un insulto personale. Essi non riescono a capire come qualcuno possa pensare che essi siano carenti in qualche abilità. E quando finalmente capiscono che essi hanno bisogno di crescere professionalmente, perché il successo “implica” cambiamento, implica crescita, implica miglioramento, essi vivono questa rivelazione come uno shock, come una profonda ferita all’immagine perfetta che si erano creati.
Il successo, sia esso un nuovo ruolo, un nuovo incarico, nuove responsabilità, porta a nuove sfide e a nuove situazioni che possono metterci in difficoltà. Possiamo vivere il successo come un problema, come fonte d’ansia, come uno shock per la nostra immagine, come una continua dimostrazione per il nostro valore. Oppure possiamo vivere il “successo” più serenamente, come una spinta a crescere come persone e come professionisti, come un’eccitante e stimolante sfida, come un momento per godere e per essere soddisfatti per quello che abbiamo fatto fino ad ora e guardare con positività a quello che verrà dopo.