Avete mai sentito parlare della legge di Hofstadter? Secondo questa legge, elaborata dallo psicologo cognitivo Douglas Hofstadter, “qualsiasi attività che si vuole completare prenderà sempre più tempo di quello previsto, anche quando si prende in considerazione la legge di Hofstadter”.
Anche se sapendo che le nostre previsioni sono errate, ed impiegheremo più tempo del previsto e, quindi, inseriamo questo “ritardo” nella nostra pianificazione, la legge di Hofstadter colpirà la nuova stima temporale. Questo avviene per le grandi opere (prendete per esempio il caso Expo 2015, come potete leggere in questo articolo del Il Sole 24 Ore) così come per la nostra pianificazione settimanale.
Questa legge rientra nel problema della fallacia della pianificazione di cui parla Oliver Burkeman in questo articolo pubblicato sul The Guardian ed è considerata una specie di “illusione”. Cioè, sappiamo che in realtà ogni attività impiegherà più del tempo che, ottimisticamente, abbiamo stimato, ma facciamo “finta” di niente, dimenticandocene. Sicuramente entra in gioco la nostra inclinazione all’ottimismo (potete trovare un articolo a riguardo qui). Di fatto, le conseguenze di questo errore sistematico nelle pianificazioni sono tante. Ritardi a catena, stress da cambiamenti, cancellazioni, nuove pianificazioni. Frustrazione per non riuscite a portare a termine le attività che si programmano. Essere sempre di corsa, con il rischio di ridurre la qualità del nostro lavoro, aumentando la “sensibilità” per tutto quello che ci sta attorno. Il traffico diventa un incubo, un ritardo in un appuntamento ci fa diventare isterici, riversiamo il nostro astio un ogni collaboratore in ritardo sulle scadenze, ecc.. Ma come possiamo aggirare questa fallacia?
Contro-intuitivamente, secondo il ricercatore Eliezer Yudkowsky, è meglio pianificare senza scomporre il lavoro in micro-parti (e, quindi, valutarne per ognuna di esse il tempo di realizzazione) ma farsi una stima globale del tempo, partendo da esperienze precedenti. E se la durata sembra maledettamente lunga, beh, è probabile che sia vera e realistica.
In alcuni casi, secondo il blogger Steve Pavlina, alcune attività vanno completate subito, all’istante. O almeno, farle partire, in modo da avere subito un feedback reale del tempo che possa prendere quell’attività. Oltre al fatto che, invece di stare a pensarci per settimane (pensate ad un’email che dovete inviare ma che vi crea ansia), possiamo liberarci di esse all’istante. Alla faccia della legge di Hofstadter.