Quante volte ci è capitato di sentire la frase: “Le persone utilizzano solo il 10 per cento del nostro cervello. Prova ad immaginare cosa si potrebbe realizzare se si utilizzasse il restante 90 per cento!”
La storia che utilizziamo solo il 10% del nostro cervello è, purtroppo o per fortuna, un mito. Un mito molto popolare e alquanto datato. Si pensa infatti che questa idea risalga all’inizio del ‘900, quando il famoso psicologo e filosofo William James dichiarò che “un individuo medio raramente utilizza più di una piccola parte delle sue potenziali risorse mentali”. Peccato che questa affermazione sia stata trasformata nel concetto: utilizziamo solo il 10% del nostro cervello. E questo mito è stato utilizzato per promuovere prodotti, corsi, ecc.., un po’ come il falso mito dell’intelligenza che migliora ascoltando Mozart.
Noi utilizziamo tutto il nostro cervello. Gli unici casi in cui si ha un sottoutilizzo sono quelli conseguenti a danni (es. ictus) o malattie cerebrali (es. Alzheimer) in cui alcune regioni del nostro cervello vengono deteriorate perdendo la loro funzionalità.
Infatti sarebbe alquanto improbabile che l’uomo avesse sviluppato il cervello con il maggior numero di neuroni tra tutte le specie animali (100 miliardi di neuroni condensati in uno spazio relativamente esiguo) per poi utilizzarne solo una parte. Non solo, dal momento in cui nasciamo all’età adulta (20-25 anni) il nostro cervello perde, o meglio “programma il suicidio” (il termine tecnico è apoptosi) di milioni di neuroni. Questo “comportamento” non avrebbe alcun senso se davvero utilizzassimo solo una parte del nostro cervello.
Inoltre, attraverso tecniche di neuroimmagine e registrando l’attività elettrica del nostro cervello, neuroscienziati di tutto il mondo hanno ampiamente dimostrato come tutto il nostro cervello sia costantemente attivo durante la veglia (durante il sonno il discorso è leggermente diverso, ma questa è un’altra storia) e durante le diverse attività che svolgiamo, anche in quelle più automatiche come parlare, camminare o passive come ascoltare musica o semplicemente guardare delle immagini.
Quindi non c’è nessun potenziale nascosto e noi non possiamo attingere ad altre risorse, almeno in termini di spazio ed utilizzo effettivo del nostro cervello.
Quello che invece è vero è che il nostro cervello è “plastico” e dinamico, cioè adatto ai cambiamenti. Quando sia piccoli esso funziona come una “spugna”, assorbendo facilmente tutte le informazioni che ci circondano ed integrandole con le informazioni già acquisite. Per questo è facile una seconda lingua o a suonare uno strumento musicale in tenera età. Col passare degli anni il nostro cervello tende a cristallizzarsi, rendendo più lenti e complicati, ma ancora possibili, i processi di acquisizione di informazioni, abilità, ecc… Quello che cambia è il metodo di acquisizione di queste abilità, sempre meno passivo ma basato sulla comprensione attiva dei processi del nostro meraviglio cervello.
Il quale, in tutto questo, continua a funzionare costantemente in toto. Alla faccia del mito del 10 per cento.