Ci sono giorni, settimane, mesi, nei quali sembra che tutto vada storto. Il capo ci tartassa, i colleghi ce l’hanno con noi, la mensa non è più buona come una volta, il computer andrebbe cambiato ma la direzione non vuole spendere… e giorno dopo giorno la lista delle nostre lamentele aumenta e si ingrandisce. E così ogni incontro con i colleghi alla macchinetta del caffè o in mensa, ogni chiacchierata con i nostri amici al bar o con il nostro partner, diventa il palcoscenico del nostro lamentarci. Ma tutto questo non fa bene. A noi e a chi ci sta intorno. E qui vi elenco alcuni motivi (tratti da questo articolo) per il quale lamentarsi non è salutare.
– Fa sembrare le cose peggiori di quello che realmente sono
Quando le persone si lamentano, esse tendono a concentrarsi solo su ciò che va male. Anche se le cose vanno bene, chi si lamenta sempre e comunque parlerà solo dei problemi e delle cose che trova fastidiose e che lo irritano. Se una società ha l’80% di elementi buoni, e il 20% di negative,e le persone si focalizzano solo su quel 20%, la situazione sembrerà molto peggiore di quello che è in realtà.
– Diventa un’abitudine
Quanto più le persone si lamentano, più facile (e naturale) diventa lamentarsi. E’ un circolo vizioso che si autoalimenta. Alla fine, tutto è male, ogni situazione è un problema, ogni collaboratore è un idiota e non si riesce a vedere nulla di buono attorno a se. Quanto più ci si concentra sul negativo, tanto più difficile sarà avere una mentalità positiva.
– Si ottiene solo quello su cui ci si è concentrati
La tendenza alla conferma è quell’attitudine a cercare o interpretare nuove informazioni in un modo che confermino i propri preconcetti, evitando informazioni e interpretazioni che contraddirebbero le credenze precedenti. In altre parole, quello che già si crede influenza la percezione di tutto ciò che ci circonda. Ecco perché continuare a lamentarsi getta una luce negativa su tutto, perché il realtà la nostra mente cerca di confermare i nostri pensieri negativi.
– Toglie la speranza
Il fatto stesso di perpetuare ed ascoltare lamentele e storie di “quanto le cose vadano male” tende a distruggere la speranza che le cose possano cambiare in meglio. Con la conseguenza che questo rende le persone meno propense ad agire per migliorare la loro situazione, perché quello che provano è la sensazione che falliranno comunque.
– Si uccide l’innovazione
Le persone che pensano che non sperano più nel cambiamento e miglioramento diventano meno motivate, creative e innovative. Non solo, ma sono le prime persone a distruggere e a minare le idee di chi gli sta attorno.
– Crea relazioni “noi vs loro”
Le persone che si lamentano contro il mondo tendono ad aggregarsi e creano forti relazioni basate sull’unico principio del “nemico” comune. Ma queste relazioni si basano quasi esclusivamente su esperienze negative. Questo è pericoloso, perché la conseguenza è che per rimanere all’interno del gruppo l’unico modo è continuare a lamentarsi, ed ogni accenno ti ottimismo viene visto come un tradimento del gruppo.
– Il pessimismo intacca il benessere e la salute
Lo psicologo Martin Seligman ha dimostrato che le persone che vedono il mondo in una luce positiva sono più sane, tendono a vivere più a lungo, hanno più amici e una vita sociale migliore e più appagante e ottengono maggior successi lavorativi.
Quindi lamentarsi costantemente non fa bene. A noi, ai nostri colleghi, alle nostre aziende. Intacca il benessere, la creatività, le relazioni, la produttività. Il che non significa che il lamentarsi in sé sia sbagliato, anzi. Quando si riscontrano problemi prima ci si lamenta di essi, prima c’è la possibilità che essi vengano risolti. Ma quell’atteggiamento di “continua” lamentela, per le stesse cose, ogni giorno, senza mai provare realmente a cambiare le cose, quello è altamente nocivo.
Come tante cose, si può imparare ad essere positivi. E allora proviamo ad allenare “la positività”, cercando di limitare il nostro lamentarci. E questo può solo portare a migliorare la nostra vita, il nostro lavoro e il benessere di chi ci circonda.