Il sito Fast Company ha pubblicato l’elenco delle 50 company più innovative e con il maggior impatto sulla società e sullo sviluppo di nuovi business.
Oltre alle grandi e, ormai classiche, aziende come Apple, Facebook e Google (rispettivamente ai primi 3 posti), questo elenco mostra una serie di “inaspettate” sorprese. Per esempio un’azienda che si occupa di educazione, la Knewton, è entrata al 49imo posto in questa particolare classifica. La Knewton sviluppa software e piattaforme per online learning, stringendo accordi con diverse università americane (come le prestigiose Penn State e Arizona State University) per fornire questi servizi ai loro studenti. Oppure Kickstarter, una piattaforma per fare fundrising e trovare soldi per sponsorizzare i propri progetti. Pensate che negli ultimi sei mesi la piattaforma ha permesso di raccogliere circa 50 milioni di dollari di progetti (come, ad esempio, film o start-up).
Si può guadagnare, e tanto, anche pensando ad un mondo più eco-sostenibile. Infatti Recyclebank è una company che, in collaborazione con aziende come Best Buy e Walmart, incentiva la raccolta differenziata attraverso giochi e premi, facendo un buon fatturato. Oppure si può ridefinire gli “spazi” della pubblicità come ha fatto Tapjoy, un’azienda di San Francisco che stà sfruttando la grande passione per i giochi su cellulare e social network. Le loro pubblicità raggiungono circa 8 milioni di persone al giorno, arrivando a generare un fatturato, lo scorso anno, di circa 100 milioni di dollari.
E tutti hanno bisogno di cure mediche, ma nei paesi che non hanno un sistema sanitario nazionale, come USA e India, curarsi diventa un “servizio” non per tutti. Ma ci sono strutture come il Narayana Hrudayalaya Hospital, che è stato definito il “Walmat della salute”, che fornisce prestazioni mediche di qualità a prezzi abbordabili: un’operazione al cuore costa “solo” 2000 dollari invece di 7000! C’è invece chi riesce a guadagnare incentivando i propri clienti ad una politica del riciclo/riparazione/scambio e riutilizzo dei suoi prodotti, come Patagonia. Quest’azienda, che vende prodotti per outdoor sport, ogni hanno dona l’1% del suo fatturato per “iniziative” per la cura dell’ambiente e spinge i suoi clienti ad “consumare consapevolmente”. Nonostante questa mossa, totalmente opposta al “consumismo di massa”, l’azienda è in continuo sviluppo, chiudendo il 2011 con un fatturato di circa 500 di dollari. Sembra che la gente si fidi di una company che dice “non comprate più di quello che vi serve”.
Airbnb ha invece preso un semplice “bisogno”/”desiderio” di molte persone, ovvero quello di “affittare” la camera in più della propria casa, o quel bellissimo e comodo divano in salotto, e l’ha tramutato in un business globale. Chiunque ora può trasformare la propria casa in un “b&b fai da te”. In cambio di una percentuale sulla transizione, Airbnb offre un portale in cui tutti possono inserire in proprio annuncio, definire il prezzo di una camera per notte, gestire le transizioni monetarie e offrire feedback (lamentele o apprezzamenti). Inoltre, se la “stanza” (o il trattamento) non rispetta determinati criteri, Airbnb restituisce il pagamento all’utente. In pochi anni questa ex-start-up ha iniziato a fare seria concorrenza ai classici canali di affitto, come Booking o Tripadvisor.
Tutte queste aziende hanno in comune l’idea di soddisfare un bisogno (educazione, salute, un mondo più eco-sostenibile) attraverso metodi creativi e “fuori” dai classici schemi di business. Con grande successo. Come per la Apple, che, nonostante non ci sia più Steve Jobs alla guida dell’azienda, riesce a prendersi il gradino più alto di questa classifica. Perché? Perché, oltre ad avere un fatturato da paura (grazie alla conquista del mercato cinese), continua ad investire ed innovare, lanciando nuove idee e trend che a cui le altre società non avevano pensato. Dovendo poi inseguire.